In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Nel Vangelo secondo Giovanni, nella celebrazione dell’Ultima Cena, non si fa alcun riferimento né all’Eucaristia e né al Sacerdozio. Forse perché queste divine realtà non sono necessarie alla vita della Chiesa? O forse perché il vero fine di quelle divine realtà è finalizzato ad un amore senza limiti né di tempo, né di cuore, né di martirio o altre cose? Quando i sacramenti si svuotano della loro soprannaturale finalità, diventano puri atti magici e spesso anche di superstizione, perché vengono privati della loro più pura verità. Conosciamo il fine dell’Eucaristia. Gesù lo ha rivelato con somma chiarezza di Spirito Santo nel suo discorso nella sinagoga di Cafarnao.
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno» (Gv 6,52-58).
“Colui che mangia me vivrà per me” Chi mangia me, vivrà per far vivere me nella sua vita. Qual è la vita di Cristo Gesù? Farsi il servo di tutti e dare la sua vita in riscatto per tutti. Prendere l’ultimo posto e iniziare a servire consumando la sua vita per la salvezza del mondo. Da chi inizia il servizio? Da coloro che sono con noi, che condividono la stessa fede, la stessa speranza, la stessa carità, lo stesso ministero.
Gesù non scende per le piazze o per le vie di Gerusalemme e lì impianta una postazione per lavare i piedi a coloro che passano. Non è questo il fine del gesto di Gesù. Gesù vuole insegnare ai discepoli che se loro non si amano, così come il Maestro ha amato loro, non vi sarà alcuna credibilità quando essi predicheranno il Vangelo. Non lo diranno dal suo corpo, come suo corpo, ma dal loro cuore. Gesù attesta che i suoi discepoli sono la sua stessa vita.
Altra verità. La lavanda dei piedi non avviene pubblicamente, ma nel segreto del Cenacolo. Essa non è un gesto per il mondo, ma per i discepoli. È il discepolo che deve sapere che Gesù lo ama in un modo così grande. È il discepolo che deve sapere che il suo confratello discepolo lo ama con lo stesso amore di Gesù Signore. È il discepolo che deve essere confortato dall’amore del discepolo. È il Papa che deve essere sostenuto dall’amore dei Cardinali e i Cardinali dall’amore del Papa. Sono i vescovi che devono essere confortati dall’amore dei Presbiteri e i Presbiteri dall’amore dei Vescovi. La stessa cosa vale ad ogni livello della comunione. Il vero amore si vede.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci amore visibile sempre.
Commento a cura del Movimento Apostolico
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