Gli spiriti impuri gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.
In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.
La Scrittura Antica conosce solo tre grandi miracoli per contatto corporeo. Essi sono narrati nel Primo e nel Secondo Libro dei Re e avvengono per opera di Elia ed Eliseo.
In seguito accadde che il figlio della padrona di casa si ammalò. La sua malattia si aggravò tanto che egli cessò di respirare. Allora lei disse a Elia: «Che cosa c’è tra me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia colpa e per far morire mio figlio?». Elia le disse: «Dammi tuo figlio». Glielo prese dal seno, lo portò nella stanza superiore, dove abitava, e lo stese sul letto. Quindi invocò il Signore: «Signore, mio Dio, vuoi fare del male anche a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?». Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo». Il Signore ascoltò la voce di Elia; la vita del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere. Elia prese il bambino, lo portò giù nella casa dalla stanza superiore e lo consegnò alla madre. Elia disse: «Guarda! Tuo figlio vive». La donna disse a Elia: «Ora so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità» (1Re 17,17-24).
Eliseo disse a Giezi: «Cingi i tuoi fianchi, prendi in mano il mio bastone e parti. Se incontrerai qualcuno, non salutarlo; se qualcuno ti saluta, non rispondergli. Metterai il mio bastone sulla faccia del ragazzo». La madre del ragazzo disse: «Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò». Allora egli si alzò e la seguì. Giezi li aveva preceduti; aveva posto il bastone sulla faccia del ragazzo, ma non c’era stata voce né reazione. Egli tornò incontro a Eliseo e gli riferì: «Il ragazzo non si è svegliato». Eliseo entrò in casa. Il ragazzo era morto, coricato sul letto. Egli entrò, chiuse la porta dietro a loro due e pregò il Signore. Quindi salì e si coricò sul bambino; pose la bocca sulla bocca di lui, gli occhi sugli occhi di lui, le mani sulle mani di lui, si curvò su di lui e il corpo del bambino riprese calore.
Quindi desistette e si mise a camminare qua e là per la casa; poi salì e si curvò su di lui. Il ragazzo starnutì sette volte, poi aprì gli occhi. Eliseo chiamò Giezi e gli disse: «Chiama questa Sunammita!». La chiamò e, quando lei gli giunse vicino, le disse: «Prendi tuo figlio!». Quella entrò, cadde ai piedi di lui, si prostrò a terra, prese il figlio e uscì (2Re 4,29-37).
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Eliseo morì e lo seppellirono. Nell’anno successivo alcune bande di Moab penetrarono nella terra. Mentre seppellivano un uomo, alcuni, visto un gruppo di razziatori, gettarono quell’uomo sul sepolcro di Eliseo e se ne andarono. L’uomo, venuto a contatto con le ossa di Eliseo, riacquistò la vita e si alzò sui suoi piedi (2Re 13,20-21).
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Leggendo con molta attenzione i primi due racconti – il terzo è miracolo istantaneo perché il Signore vuole ancora una volta accreditare il suo profeta – notiamo la fatica, il lavoro impiegato perché il miracolo si compisse. Con Cristo Gesù nulla di tutto questo. Era sufficiente che l’ammalato toccasse anche il lembo del suo mantello e il miracolo subito avveniva. Questa leggerezza di Cristo Signore attesta l’altissima sua santità.
Se una persona ha le mani fredde e le poggia su un pezzo di ferro appena lambito dal sole, riceverà di certo poca energia. Se invece le accosta vicino ad un ferro uscito dal fuoco e divenuto fuoco esso stesso, deve tenersi a distanza, altrimenti si scotta. Noi siamo ferro appena lambito dal fuoco. Gesù è ferro trasformato in fuoco, in divina santità. Appena uno si accosta a Lui con fede, subito viene investito dal suo calore di amore, verità, onnipotenza, sapienza, giustizia, carità. Noi che siamo corpo di Cristo che potenza abbiamo di riscaldare il mondo? Ne abbiamo tanta quanta ne attingiamo in Cristo Signore. Più siamo immersi nel fuoco della sua santità e più calore diffondiamo attorno a noi. Più lontani siamo da Lui e più freddo e gelo spargiamo nei cuori. La nostra pesantezza allontana da noi. La leggerezza di Gesù attrae. Noi con il nostro gelo uccidiamo. Gesù con il suo calore vivifica e salva.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, trasformateci in vero fuoco
Commento a cura del Movimento Apostolico
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