Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Cristo Gesù è un dono del Padre alle anime. Le anime sono un dono del Padre a Cristo Signore. Come Cristo è un dono per le anime, così anche le anime devono pensarsi un dono per Cristo. Gesù ama tanto le anime da dare loro se stesso in nutrimento. Le nutre con la sua carne, le disseta con il suo sangue. Anche le anime devono dare se stesse a Cristo, amandolo fino al dono pieno della loro vita.
Fatte dono dal Padre a Cristo, le anime non si appartengono più. Come Cristo non si appartiene più perché dono del Padre alle anime, così anche le anime non si devono appartenere più perché dono del Padre a Cristo. Il dono ci espropria da noi stessi e ci fa essere interamente di Cristo. Dobbiamo essere di Cristo nei pensieri, nella volontà, nei desideri, nei sentimenti, nel corpo, nello spirito, nell’anima. Tutto di noi è di Cristo. Un dono non può essere parziale. Un dono deve essere integro, puro, santo, sempre. San Paolo vede in tutto il dono secondo le modalità del sacrificio, dell’olocausto, della totale consumazione in onore del Signore. L’olocausto è annientamento di sé in ogni cosa. Nella Lettera ai Romani offre la perfetta regola per rimanere un dono in eterno.
Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. Per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato.
Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; chi esorta si dedichi all’esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore.
Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi. Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia, io darò a ciascuno il suo, dice il Signore. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, accumulerai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Rm 12,1-21).
Come fare perché si rimanga perfetto dono per Cristo? Mangiando la sua carne. Non in modo spirituale, ma reale. È la carne di Cristo che ci fa essere dono perenne per Cristo. Chi si astiene dal mangiare la carne di Cristo, mai potrà vivere per Lui.
La nostra missione è divina. Siamo stati fatti dono. Il Padre ci ha donati a Cristo perché ci trasformi in Lui. Chi mangia con fede la sua carne, si trasforma in Lui. Chi si astiene, chi non la mangia con fede, rimane nella sua vecchia umanità. È nella morte.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vero dono a Cristo.
Commento del Movimento Apostolico
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