Verbum Domini

Vangelo 20 Febbraio 2019. Il cieco fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa.

Mc 8,22-26
Il cieco fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa.

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo.
Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano».
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».

Vedo come degli alberi che camminano

Nel suo inno alla carità, San Paolo ci rivela che oggi vediamo confusamente, domani, senza più gli occhi della carne, lo vedremo così come Lui è, nella sua bellezza eterna.

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.

E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità! (1Cor 13,1-13).


L’Apostolo Giovanni nella sua Prima Lettera ci dice che non solo noi non conosciamo Dio così come egli è, neanche noi conosciamo già per visione cosa saremo.

Ora è il tempo della fede. Verso la visione di Dio nella sua luce eterna si cammina di fede in fede. Tutto per noi è dalla Parola di Gesù. Chi cammina in essa giunge alla vita eterna.

Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. Chiunque commette il peccato, commette anche l’iniquità, perché il peccato è l’iniquità. Voi sapete che egli si manifestò per togliere i peccati e che in lui non vi è peccato. Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non l’ha visto né l’ha conosciuto (1Gv 3,1-6).

L’Evangelista Marco ci rivela questo stupendo mistero attraverso la guarigione di un cieco avvenuta nei pressi del villaggio di Betsàida, lontano dalla folla. In un primo tempo, dopo che Gesù gli mette della saliva sugli occhi e impone le mani, il cieco dice a Gesù che lui ci vede perché vede gli uomini come alberi che camminano. Gesù gli impone di nuovo le mani, e il cieco vede distintamente ogni cosa.

Noi camminiamo verso il Regno eterno di Dio, dobbiamo raggiungere la Casa del Padre. Possiamo procedere verso di essa solo per fede, anzi di fede in fede. Il Paradiso è visto da noi meno che come alberi che camminano. Se l’uomo avesse la visione della Casa Eterna di Dio darebbe alla sua vita un’altra direzione, tutto cambierebbe di essa. Invece l’uomo non solo non lo vede, spesso neanche riesce ad immaginarselo. Sovente si dimentica di esso e per questo la sua vita sempre più si immerge nelle sabbie mobili delle cose della terra. Come si fa a superare questa difficoltà? Crescendo nella fede, nell’amore, nella speranza. Unendosi sempre più a Gesù Signore. Crescendo in Cristo e conformandosi a Lui, si inizia a gustare il Cielo.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci il gusto di Cristo Gesù.

Commento a cura del Movimento Apostolico

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