In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.
Capi dei sacerdoti, scribi, capi del popolo hanno decretato la morte di Gesù. Il Vangelo secondo Giovanni rivela che questa decisione è stata presa dopo la risurrezione di Lazzaro. Il “caso” Gesù andava risolto una volta per tutte, senza alcuna esitazione.
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione».
Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo (Gv 11,47-57).
Pur avendo decretato la morte di Gesù, il Vangelo secondo Luca ci rivela che essi non sapevano cosa fare. Dalla parte di Gesù vi era tutto il popolo e certo essi non volevano sfidare il popolo. Avrebbero potuto creare una sommossa. Questa paura della folla è suscitata da Dio perché Gesù doveva morire secondo quanto annunziato dalle antiche profezie e non certo tolto di mezzo proditoriamente, di nascosto, servendosi di qualche sicario o di una lapidazione improvvisata. Le modalità della sua morte sono essenza del mistero e non soltanto degli inutili o anodini incidenti senza rilevanza alcuna. Ora la profezia parla di crocifissione e questa pena solo Roma la infliggeva.
Mi circondano tori numerosi, mi accerchiano grossi tori di Basan. Spalancano contro di me le loro fauci: un leone che sbrana e ruggisce. Io sono come acqua versata, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si scioglie in mezzo alle mie viscere. Arido come un coccio è il mio vigore, la mia lingua si è incollata al palato, mi deponi su polvere di morte. Un branco di cani mi circonda, mi accerchia una banda di malfattori; hanno scavato le mie mani e i miei piedi. Posso contare tutte le mie ossa. Essi stanno a guardare e mi osservano: si dividono le mie vesti, sulla mia tunica gettano la sorte (Sal 22 (21) 13-19).
Questo ci attesta che la vita di Gesù è nelle mani del Padre. Sarà nelle mani degli uomini solo quando verrà la sua ora, l’ora delle tenebre o del principe di questo mondo. Ma anche quando sarà nelle loro mani ogni profezia si dovrà compiere, nessuna parola dovrà rimanere non realizzata. Nel mistero di Gesù si scontra tutta la potenza dell’amore di Dio e tutta la potenza dell’odio di Satana. La potenza dell’amore di Dio trionfa mentre Satana pensa di aver sconfitto il Signore della vita. Dinanzi alla Croce di Gesù la mente si perde, c’è spazio solo per la fede contemplante e adorante quel Crocifisso nel quale è stabilito che tutti gli uomini siano salvati.
Sappiamo dalla storia che gli eventi precipitano e Gesù morirà come vero Agnello della Nuova Pasqua, vera pecora muta dinanzi ai suoi tosatori, vero Servo del Signore. Morirà da vero Giusto e Figlio di Dio riconosciuto pubblicamente dal centurione di Roma che ha curato la sua crocifissione fino al momento della deposizione dalla Croce. Dai Giudei i giorni della Pasqua erano stati scartati. Essi però erano stati stabiliti dal padre celeste, perché è Gesù la nuova Pasqua e il nuovo Agnello.
Commento a cura del Movimento Apostolico
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