Lc 12,39-48
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto.
Se la morte fosse l’ultima cosa per un uomo, così come essa è per un animale, non dovremmo né tenerci pronti e né essere preoccupati. Come prima non eravamo e siamo stati posti in essere, così ora siamo e dalla morte ritorniamo nel non essere. Se così fosse, ognuno potrebbe vivere come gli pare. Non esisterebbe più né il bene e né il male.
Tutto sarebbe un atto di forza. Anche gli omicidi, le stragi, ogni altra via per sopprimere un uomo, compresa l’eutanasia, il suicidio, l’aborto, le camere a gas, altri strumenti sofisticati dei nostri giorni, sarebbe un ritorno al nulla. Nulla si era e nulla si diviene. La morte sarebbe una spugna che tutto farebbe ritornare nel nulla. Ma questa è antropologia non antropologica, perché la vera antropologia insegna che l’uomo è stato creato per l’immortalità e per lui non vi è ritorno al nulla con la morte, perché vi è solo il passaggio dal tempo al non tempo, dal finito all’infinito eterno.
La nostra vera antropologia, che è la sola vera, perché una sola può essere la verità e non due, nasce dalla rivelazione che lo stesso Creatore dell’uomo ha fatto Lui, personalmente, in Cristo Gesù. Non solo attraverso Gesù Signore, ma anche per mezzo di tutti i suoi profeti e confermata dai Santi della Chiesa e dal suo Magistero. Scrittura, Tradizione, Magistero, Teologia, Agiografia dicono una sola verità: “Dopo la morte vi è il giudizio di Dio su tutte le nostre opere, parole, omissioni, pensieri. Il giudizio può essere di salvezza o di condanna eterna. La salvezza può essere immediata con l’entrata in Paradiso, oppure posticipata, con un “tempo di purificazione” nel Purgatorio”.
Per essere approvati da Dio dobbiamo morire nello stato di grazia, cioè senza alcun peccato mortale nell’anima. Se moriamo da ingiusti per noi non ci sarà posto nella sua tenda eterna. Ma anche se moriamo da imperfetti, cioè giusti, ma non santi, dobbiamo purificarci attraverso una lunga e dura espiazione.
Se questa antropologia escatologica è falsa, falso è anche tutto il Vangelo. Se essa è inesistente, perde di consistenza tutto il Vangelo. Il Vangelo va osservato in vista della salvezza eterna. Se non vi è giudizio dopo la morte, perché tutti andranno in Paradiso, non vi è bisogno di alcuna obbedienza alla Parola. Ma anche se non vi è eternità per alcuno, ma ritorno al nulla, neanche in questo caso serve l’obbedienza alla Parola.
Vi è giudizio e giudizio. Altro è il giudizio per un papa, per un cardinale, per un vescovo, un presbitero, un diacono, e altro il giudizio per un suo discepolo che ha vissuto la sua vita nella semplicità e lontano da ogni sottigliezza evangelica. Altro è anche il giudizio tra un cristiano e un pagano. Al cristiano molto è stato dato e molto sarà richiesto. Al pagano poco è stato dato e poco sarà richiesto, a meno che non sia stato lui a rifiutare la grazia di Cristo Signore. In questo caso sarà giudicato perché ha rifiutato Cristo e l’offerta della sua salvezza. Questa è l’antropologia escatologica “evangelica”. È la sola garantita dalla Parola di Gesù. Altre antropologie non sono garantite. Questa è la sola vera.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci pronti per l’eternità beata.
Commento a cura del Movimento Apostolico
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Fonte lachiesa.it
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