Categorie: Verbum Domini

Vangelo (24 dicembre) Ci visiterà un sole che sorge dall’alto

Lc 1,67-79

Ci visiterà un sole che sorge dall’alto.

(nella fotografia: qui a fianco un particolare, sotto intera, l’Altare di San Giovanni Battista, Rogier van der Weyden, 1455 olio su tavola, Gemäldegalerie, Berlino) 

In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo:

«Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi un Salvatore potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva detto
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo:
salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati.
Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio,
ci visiterà un sole che sorge dall’alto,
per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre


e nell’ombra di morte,
e dirigere i nostri passi
sulla via della pace».

Nessuno potrà mai parlare di Dio, narrare la sua gloria, dire le sue opere se lo Spirito del Signore non è in lui. Ognuno dice di Dio in misura della potenza dello Spirito di Dio che abita e dimora in lui. Narrare Dio, raccontare Dio, vedere Dio nella storia, profetizzare le sue opere presenti e future, è solo opera sua. Noi tutti siamo come Sansone. Quando lo Spirito del Signore lo afferra lui è irresistibile. Lo Spirito si ritira e tutti prevalgono sopra di lui. Lo Spirito ritorna e lui diviene l’uomo dalla forza sovrumana. Diviene capace di qualsiasi forza. È “onnipotente”.

Intanto la capigliatura che gli avevano rasata cominciava a ricrescergli. Ora i prìncipi dei Filistei si radunarono per offrire un gran sacrificio a Dagon, loro dio, e per far festa. Dicevano: «Il nostro dio ci ha messo nelle mani Sansone nostro nemico». Quando la gente lo vide, cominciarono a lodare il loro dio e a dire: «Il nostro dio ci ha messo nelle mani il nostro nemico, che devastava la nostra terra e moltiplicava i nostri caduti». Nella gioia del loro cuore dissero: «Chiamate Sansone perché ci faccia divertire!». Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione ed egli si mise a far giochi alla loro presenza. Poi lo fecero stare fra le colonne. Sansone disse al servo che lo teneva per la mano: «Lasciami toccare le colonne sulle quali posa il tempio, perché possa appoggiarmi ad esse». Ora il tempio era pieno di uomini e di donne; vi erano tutti i prìncipi dei Filistei e sul terrazzo circa tremila persone fra uomini e donne, che stavano a guardare, mentre Sansone faceva i giochi. Allora Sansone invocò il Signore dicendo: «Signore Dio, ricòrdati di me! Dammi forza ancora per questa volta soltanto, o Dio, e in un colpo solo mi vendicherò dei Filistei per i miei due occhi!». Sansone palpò le due colonne di mezzo, sulle quali posava il tempio; si appoggiò ad esse, all’una con la destra e all’altra con la sinistra. Sansone disse: «Che io muoia insieme con i Filistei!». Si curvò con tutta la forza e il tempio rovinò addosso ai prìncipi e a tutta la gente che vi era dentro. Furono più i morti che egli causò con la sua morte di quanti aveva uccisi in vita. Poi i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre scesero e lo portarono via; risalirono e lo seppellirono fra Sorea ed Estaòl, nel sepolcro di Manòach suo padre. Egli era stato giudice d’Israele per venti anni (Gdc 16,22-31).



Così è per Zaccaria. Lo Spirito del Signore si ritira da lui per la sua incredulità e lui diviene muto. Non parla. Non narra le opere di Dio. Non le racconta. Non le dice. Parla a gesti. Lo Spirito di Dio lo investe con potenza e lui diviene il cantore della storia della salvezza. Vede Dio che viene con potenza nella nostra storia per la sua salvezza e redenzione. Vede il Messia presente. Vede il bambino che deve andare innanzi al Messia per preparargli la strada. Vede in pienezza di fede e di verità.

Oggi vi è una teologia morta, incapace di narrare Dio, dire la sua grandezza, raccontare le sue opere, non quelle di ieri, bensì quelle di oggi. È il segno che lo Spirito Santo non è con la teologia. Vi è solamente l’uomo o muto come Zaccaria oppure cieco come Sansone. Se non chiediamo con grande umiltà e purezza di cuore allo Spirito del Signore che ci pervada con la sua divina ed eterna sapienza e intelligenza, avremo sempre una parola morta. La parola di Dio è però viva, perché eternamente vivificata dal suo Santo Spirito. Teologia, parola, Spirito Santo devono essere una cosa sola. Se divengono tre cose, la parola sarà sempre di morte e non di vita. Sarà una parola di uomini, mai diverrà parola di Dio. Non può perché l’uomo è senza lo Spirito Santo. È fuori di Lui. Non è in Lui. È lo Spirito che rende viva ogni parola dell’uomo.



Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, innestateci nello Spirito Santo.

Commento a cura del Movimento Apostolico

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