Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».
L’uomo che Cristo Gesù vuole sulla nostra terra deve essere persona sempre pronta a partire per l’eternità. È come se quest’uomo dovesse celebrare perennemente la cena della Pasqua in tenuta da viaggio, per lasciare la terra d’Egitto non appena giunge l’ordine divino, all’istante, senza alcun indugio, abbandonando e dimenticando ogni cosa. L’uomo secondo Gesù Signore è per natura esodale. È più che forestiero e molto di più che pellegrino. Il forestiero abita in una terra non sua. Il pellegrino cammina di luogo in luogo. Il cristiano lascia ogni luogo, abbandona la terra, si dirige verso l’eternità. Quanto si racconta nel Libro dell’Esodo deve essere stile e modalità del suo essere e del suo operare. Lui è sempre atteso da un futuro eterno non sulla terra.
Il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d’Egitto: «Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto.
Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco, con la testa, le zampe e le viscere. Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato, lo brucerete nel fuoco. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore! In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne (Es 12,1-14).
Gesù ci vuole sempre pronti per poter entrare nell’eternità. Dobbiamo essere pronti perché il giorno, l’ora, l’attimo non lo scegliamo noi. Lo decide Lui. È Lui Signore della nostra vita ed è Lui che può chiamarci da un istante all’altro. Lui non ci chiama in modo diretto. Sempre ci chiama in modo indiretto. Ci chiama attraverso la nostra storia che è sempre indecifrabile, sempre misteriosa, sempre arcana, sempre impossibile da comprendere. Le cronache ogni giorno ci mettono dinanzi al mistero della morte che possiede ogni chiave per entrare nella nostra vita e rapinarcela.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Dobbiamo essere pronti non perché moriamo. La morte non deve essere temuta per nessuna ragione al mondo. Essa viene e in un istante tutto è consumato. Dalla terra ci si trova nell’eternità. Quello che dobbiamo temere è il giudizio, che è di accoglienza nel regno di Dio oppure di respinta, allontanamento nelle tenebre dell’inferno.
Una verità che oggi è calpestata, vilipesa, negata, distrutta, cancellata dalla mente credente è la dannazione eterna. Tutti ormai predicano l’infinita ed eterna misericordia di Dio che tutto scusa, tutto perdona, tutto dimentica, tutti accoglie nel suo regno di luce e di vita. Questa è la più grande menzogna mai predicata sul nostro Dio. Il nostro Dio è il fedele ad ogni sua Parola. È il Dio dalle giuste ricompense. È il Signore che dona a ciascuno secondo le sue opere. Questa verità va rimessa nel cuore di tutti.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci questa verità.
Commento a cura del Movimento Apostolico
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