Il mio calice, lo berrete.
In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Nel regno di Dio si può vivere con un solo pensiero: quello di Gesù Signore. In esso si può realizzare un solo modello: Cristo Crocifisso. Si deve vivere una sola missione: quella del Verbo Incarnato, del Figlio Unigenito del Padre che si è fatto carne. Quando capiremo il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio allora in parte comprenderemo anche come si vive da regno di Dio nel regno di Dio.
L’incarnazione è assunzione della nostra umanità. Gesù assume una umanità particolare, singola, specifica. Lui è realmente, sostanzialmente vero uomo. In questa sua umanità assume però tutta l’umanità, la fa sua. Facendola interamente sua può espiare le sue colpe, chiedere al Padre il perdono e la riconciliazione, può dare ad essa la sua verità, la sua giustizia, la sua santità, la sua stessa figliolanza. È vero. Lui ha espiato al posto nostro. Si è preso i nostri peccati, le nostre colpe, la nostra pena. L’espiazione e la redenzione vicaria in lui non è solamente giuridica. Giuridicamente tutti possono redimere, pagare il riscatto per un altro.
In Cristo Gesù non abbiamo una redenzione giuridica, forense, un atto estrinseco. In Lui vi è infinitamente di più. La sua è redenzione “personale”. Lui, a motivo dell’assunzione reale della carne, della nostra umanità nella sua carne, redime se stesso, salva se stesso, porta nella verità del Padre suo se stesso. L’identificazione non è “giuridica”, è per essenza. Veramente Gesù si è fatto peccato per noi. Come Lui è divenuto carne, è divenuto anche peccato. Questa verità è insegnata da San Paolo.
L’amore del Cristo infatti ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro. Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio (2Cor 5,14-21).
Nel discepolo di Gesù avviene un’assunzione indiretta del peccato del mondo. Lui è peccatore. Viene santificato in Cristo Gesù, da Lui viene anche assunto come suo vero corpo, sua vera carne. Divenendo una cosa sola con Lui, all’istante assume su di sé l’umanità da redimere, salvare, giustificare. Il peccato del mondo diviene suo ed esso va espiato come proprio peccato, propria colpa, propria offesa arrecata al Signore Dio. Non si hanno posti di comando nel regno di Dio, ma di vera espiazione e redenzione.
Gli Apostoli, più di ogni altro discepolo, devono mostrare Cristo al vivo ad ogni persona. Dovranno essi sempre essere la visibilità di Cristo Redentore sulla terra.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vero regno di Dio.
Commento del Movimento Apostolico
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