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Vangelo (25 Marzo 2018) Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!

A cura di Don Francesco Cristofaro

VANGELO (Mc 14, 1- 15, 47 ) Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”». Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!


Pensiero.
Lo sventolare i ramoscelli di ulivo o delle palme è un segno di esultanza e di gioia da parte del popolo d’Israele che accoglie Gesù come il Messia che entra in Gerusalemme, realizzando la profezia di Zaccaria. In sintesi questo è il messaggio di questa giornata: ciascuno di noi è chiamato ad inneggiare a Cristo, accoglierlo e vivere la sua volontà.

Cosa avviene nel Vangelo di questa domenica? Gesù si dirige verso Gerusalemme. Questo è il suo ultimo viaggio perché sappiamo dal Vangelo che dopo aver mangiato l’ultima cena con i suoi discepoli, viene arrestato, processato, condannato, crocifisso. Lui non è re alla maniera di questo mondo. Lui è venuto non per soggiogare i popoli ad un altro popolo, ma per fare di ogni uomo il popolo del Padre suo, nel quale tutti sarebbero stati condotti dallo Spirito Santo alla pienezza della verità di Dio, dell’uomo, delle cose, del tempo, dell’eternità. Entrando Gesù in Gerusalemme e compiendo la profezia di Zaccaria, attesta in modo inequivocabile la sua natura di re. Lui è re mite, umile, senza alcuna potenza terrena a sua disposizione. L’asino è animale di pace, non di guerra.

Abbiamo tanto da imparare da Gesù. Gesù non ci insegna la via della vendetta, della discordia, della guerra, ci insegna semplicemente la via dell’amore, una via certamente difficile ma non impossibile. Diventa impossibile se noi decidiamo di camminare senza il Signore.

Mettiamoci in discussione.
1. Quanto il mio cuore è docile alla Parola del Signore?
2. Cosa significa per me essere a servizio di Dio e dei fratelli?
3. Sono un messaggero di pace durante le mie giornate e nelle relazioni che vivo?

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