Categorie: Verbum Domini

Vangelo (26 Maggio 2018) Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso

Mc 10,13-16
Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso

In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.

Lasciate che i bambini vengano a me

Non solo i bambini devono andare a Cristo Gesù, anche i neonati. Addirittura Dio ricolma di Spirito Santo Giovanni il Battista non ancora venuto al mondo, quando è nel grembo della madre. Lo costituisce suo profeta prima della sua stessa nascita.

Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.

Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio.

Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccaria disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni».

L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo» (Lc 1,8-20).



Il primo però di cui si parla della sua vocazione fin dal grembo della madre è Geremia. Questa rivelazione ci insegna che Dio non crea e poi dona la vocazione. Lui dona la vocazione, creando. Ogni persona è creata da Lui per un fine specifico, personale, unico, irripetibile. La vita dell’uomo è vera se è realizzazione di questo fine, questa vocazione. Molte vite oggi si vivono male, perché private della loro naturale vocazione.

Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni». Risposi: «Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane». Ma il Signore mi disse: «Non dire: “Sono giovane”. Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò e dirai tutto quello che io ti ordinerò. Non aver paura di fronte a loro, perché io sono con te per proteggerti». Oracolo del Signore. Il Signore stese la mano e mi toccò la bocca, e il Signore mi disse: «Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca. Vedi, oggi ti do autorità sopra le nazioni e sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare» (Ger 1,5-10).



Tutto cambia invece quando è l’uomo che si dona la vocazione e la dona ai suoi fratelli. Non c’è vocazione se non da Dio ed essa appartiene alla stessa nostra natura. Non c’è una vocazione naturale e una soprannaturale. Ogni vocazione è naturale perché appartiene al fine stesso della nostra vita. È soprannaturale perché è data solamente da Dio perché si manifesti nel mondo la sua verità, la sua, santità, la sua gloria.

Poiché la vocazione appartiene all’essere stesso dell’uomo, essa inizia fin dal suo concepimento. Concepito un uomo, egli è naturalmente chiamato ad essere di Cristo Gesù. È un dono che il Padre fa al figlio. Ogni uomo è dato a Cristo Signore fin dal suo concepimento. È dato dal Padre. Poi l’uomo dovrà dare, consegnare se stesso a Gesù Signore. Lo farà attraverso tutti i sentieri della grazia e della mediazione che il Signore stesso ha pensato perché questo dono diventi reale, perfetto. Oggi sono dati a Gesù dei bambini. Poiché sono già dono a Lui fatto dal Padre, Egli li accoglie. I discepoli vorrebbero che non li accogliesse. Se Lui non li accoglie, pecca contro il Padre. Gesù mai potrà rifiutare un dono che il Padre gli ha fatto, gli fa’, gli farà.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci dono perfetto a Cristo.



Commento a cura del Movimento Apostolico

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