Guai a voi, guide cieche.
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».
RIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO LUNEDI’ – Quello di Gesù è un “guai” profetico, una condanna senz’appello della falsità che governa mente, cuore, corpo dell’uomo. È una denuncia fatta in nome di Dio, per suo comando, volontà, desiderio, perché l’uomo possa convertirsi per entrare nella vita. In tal senso Gesù è vero profeta, più che Isaia e di ogni altro. Lui è la verità stessa.
Guai, gente peccatrice, popolo carico di iniquità! Razza di scellerati, figli corrotti! Hanno abbandonato il Signore, hanno disprezzato il Santo di Israele, si sono voltati indietro (Is 1, 4). Guai all’empio! Lo colpirà la sventura, secondo i misfatti delle sue mani avrà la mercede (Is 3, 11). Guai a voi, che aggiungete casa a casa e unite campo a campo, finché non vi sia più spazio, e così restate soli ad abitare nel paese (Is 5, 8).
Guai a coloro che si alzano presto al mattino e vanno in cerca di bevande inebrianti e si attardano alla sera accesi in volto dal vino (Is 5, 11). Guai a coloro che si tirano addosso il castigo con corde da buoi e il peccato con funi da carro (Is 5, 18). Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro (Is 5, 20). Guai a coloro che si credono sapienti e si reputano intelligenti (Is 5, 21). Guai a coloro che sono gagliardi nel bere vino, valorosi nel mescere bevande inebrianti (Is 5, 22). Guai a coloro che fanno decreti iniqui e scrivono in fretta sentenze oppressive (Is 10, 1). Dagli angoli estremi della terra abbiamo udito il canto: Gloria al giusto”. Ma io dico: “Guai a me! Guai a me! Ohimè!”. I perfidi agiscono perfidamente, i perfidi operano con perfidia (Is 24, 16). Guai alla corona superba degli ubriachi di Efraim, al fiore caduco, suo splendido ornamento, che domina la fertile valle, o storditi dal vino! (Is 28, 1). Guai ad Arièl, ad Arièl, città dove pose il campo Davide! Aggiungete anno ad anno, si avvicendino i cicli festivi (Is 29, 1). Guai a quanti vogliono sottrarsi alla vista del Signore per dissimulare i loro piani, a coloro che agiscono nelle tenebre, dicendo: “Chi ci vede? Chi ci conosce?” (Is 29, 15). Guai a voi, figli ribelli -oracolo del Signore – che fate progetti da me non suggeriti, vi legate con alleanze che io non ho ispirate così da aggiungere peccato a peccato (Is 30, 1). Guai a quanti scendono in Egitto per cercar aiuto, e pongono la speranza nei cavalli, confidano nei carri perché numerosi e sulla cavalleria perché molto potente, senza guardare al Santo di Israele e senza cercare il Signore (Is 31, 1). Guai a te, che devasti e non sei stato devastato, che saccheggi e non sei stato saccheggiato: sarai devastato, quando avrai finito di devastare, ti saccheggeranno, quando avrai finito di saccheggiare (Is 33, 1).
Scribi e farisei vivono un momento assai triste della loro vita. Essi si sono fossilizzati in una religiosità senza alcun respiro di umanità, giustizia, verità, santità, misericordia, pietà, compassione, carità. Essi vivono solo di apparenza peccaminosa. Come scuoterli dal loro torpore? Come convincerli che il loro mondo è tutto avvolto dalla falsità, dalla menzogna, dall’inganno, dall’assoluta mancanza del vero Dio nella loro vita? Come portare a vera conversione? Solo attraverso l’uso di una profezia forte, risoluta, ferma. Solo per mezzo di una denuncia svelatrice del loro nulla peccaminoso.
Quanto oggi fa Cristo Signore deve farlo ogni giorno la sua Chiesa e in essa ogni suo figlio. Non però contro il mondo. Ma contro se stessa, la sua religione, fede, carità, speranza, ascesi, teologia, mistica, morale. Se la Chiesa non si evangelizza, mai potrà evangelizzare il mondo e se non si converte mai potrà divenire strumento e sacramento di conversione per il mondo. Converte chi si converte.
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