Io sono la via, la verità e la vita
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore
Quando L’Apostolo Giovanni contempla il Paradiso, lo vede ampio, spazioso, ricco, splendente. Lo vede pieno di una moltitudine immensa che non si può contare. Grida questa sua visione ai discepoli di Gesù perché essi prendano coraggio, rinnovino la speranza, si riaccenda nei loro cuori la fiaccola della fede, facciano della loro vita un’offerta gradita al Signore. Lo grida perché il cristiano si libero dall’effimero, lo consideri una spazzatura, anche il so martirio è una spazzatura dinanzi alla sublime ed eterna realtà che lo attende. La dimora di Dio è eterna. Ogni altra dimora è effimera.
Dopo questo vidi quattro angeli, che stavano ai quattro angoli della terra e trattenevano i quattro venti, perché non soffiasse vento sulla terra, né sul mare, né su alcuna pianta. E vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio». E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele: dalla tribù di Giuda, dodicimila segnati con il sigillo; dalla tribù di Ruben, dodicimila; dalla tribù di Gad, dodicimila; dalla tribù di Aser, dodicimila; dalla tribù di Nèftali, dodicimila; dalla tribù di Manasse, dodicimila; dalla tribù di Simeone, dodicimila; dalla tribù di Levi, dodicimila; dalla tribù di Ìssacar, dodicimila; dalla tribù di Zàbulon, dodicimila; dalla tribù di Giuseppe, dodicimila; dalla tribù di Beniamino, dodicimila segnati con il sigillo. Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».
E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen». Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. Non avranno più fame né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura alcuna, perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi» (Ap 7, 1-17).
Gesù rassicura i suoi discepoli. Loro non seguono Lui come si seguono tutti i re, i principi di questo mondo. I re di questo mondo danno cose effimere, durano un istante, offrono una gloria vana, li investono di una potenza inutile, li collocano in troni e in scanni di legno o di paglia, anche se rivestiti d’oro o d’argento. Gesù porta i suoi nella sua casa, nella sua eternità, nel suo regno, nella sua gloria, li fa sedere su troni e scanni di luce. Li riveste di splendore divino. Li avvolge della sua stessa luce. Allora vale proprio la pena seguire Gesù fino alla morte di croce. La croce dura un istante, il suo frutto è eterno. Questa verità va messa nel cuore. Essa è la sorgente della vera speranza. Il discepolo di Gesù sa che il suo sacrificio non è vano. Tutto è vano in questo mondo, perché tutto è effimere. Tutto è effimero perché tutto è vuoto, non dura, muore, scompare, viene lasciato. Anche il nostro corpo sarà disfatto nell’attesa della risurrezione. Cristo Gesù è la porta dell’eternità, della gloria, della divinizzazione, dello splendore, della gioia, della vita. È la verità di ogni nostro desiderio e aspirazione. È la realizzazione di ogni anelito del cuore. È in Lui e per Lui, con Lui, che l’uomo raggiunge la verità eterna di se stesso.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la vera speranza.
Commento a cura del Movimento Apostolico
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