In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».
La correzione dei fratelli non solo è necessaria, è anche obbligatoria. Ci sono delle modalità che vanno osservate, altrimenti i danni che si producono sono gravissimi. Tutte le Lettere di San Paolo hanno un solo fine: correggere ogni deviazione, frutto di pensiero umano che si è introdotto nel mistero della fede. Camminare con una falsa fede, o una fede con elementi di non verità nel suo seno, compromette tutto il percorso. Non solo Paolo stesso corregge, personalmente o per Lettera, ma invita i discepoli di Gesù a correggersi gli uni gli altri.
Quelli che dormono, infatti, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, di notte si ubriacano. Noi invece, che apparteniamo al giorno, siamo sobri, vestiti con la corazza della fede e della carità, e avendo come elmo la speranza della salvezza. Dio infatti non ci ha destinati alla sua ira, ma ad ottenere la salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Egli è morto per noi perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui. Perciò confortatevi a vicenda e siate di aiuto gli uni agli altri, come già fate.
Vi preghiamo, fratelli, di avere riguardo per quelli che faticano tra voi, che vi fanno da guida nel Signore e vi ammoniscono; trattateli con molto rispetto e amore, a motivo del loro lavoro. Vivete in pace tra voi. Vi esortiamo, fratelli: ammonite chi è indisciplinato, fate coraggio a chi è scoraggiato, sostenete chi è debole, siate magnanimi con tutti. Badate che nessuno renda male per male ad alcuno, ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti. Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male (1Ts 5,7-22).
Gesù chiede la correzione, dona però una regola alla quale sempre ci si deve attenere. Poiché ogni suo discepolo è chiamato alla correzione dei fratelli, lui è obbligato ad essere irreprensibile in ogni cosa. La sua esemplarità dovrà essere perfetta nella dottrina, nella morale, nelle parole, nelle opere, dinanzi a Dio e agli uomini. Uno che ha bisogno di essere riportato sulla retta via non può pretendere di correggere l’altro. Anche se volesse, non potrebbe. Gli mancano le virtù per farlo. Sempre si corregge dalla verità, dalle virtù, dalla santità, dall’osservanza della Parola, dall’obbedienza ai Comandamenti, da una vita evangelicamente corretta. Si corregge avendo gli occhi dell’amore del Padre, il cuore di Cristo e della sua carità crocifissa, la sapienza dello Spirito Santo. Se fatta dalla luce evangelica la correzione produrrà sempre buoni frutti.
La correzione prima di ogni cosa deve illuminare la mente con la purissima conoscenza della verità del mistero di Cristo Gesù, nel quale è racchiuso ogni altro mistero e dal quale ogni mistero si conosce nella sua scienza più perfetta. Alla luce sul mistero di Gesù sempre si deve aggiungere la sana moralità che da esso scaturisce. Quando vi è confusione morale è segno che vi è confusione nella luce del mistero di Gesù. Oggi la confusione regna a livello universale perché chi soffre è il mistero di Cristo. Tutto è da Cristo, in Cristo, per Cristo. Se si dichiara che Cristo non è più necessario per andare al Padre, tutto diviene non più necessario di quanto scaturisce dal Vangelo. Senza Cristo, la Chiesa è simile ad un oceano senz’acqua. È la morte.
Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutateci a riportare Cristo nella Chiesa con potenza.
Commento a cura del Movimento Apostolico
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