Lettura e commento al Vangelo di Sabato 4 Gennaio 2020 – Gv 1,35-42: Abbiamo trovato il Messia.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
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Dalla testimonianza resa da Giovanni a Gesù Signore, nasce subito un primo frutto. Il precursore è con due dei suoi discepoli. Fissa lo sguardo su Gesù e dice: Ecco l’agnello di Dio. I due discepoli, sentendo il loro maestro parlare così, seguono Gesù, vanno dietro di Lui. Dimorano con Lui una intera giornata. Cosa sia avvenuto, cosa abbiano ascoltato e visto, cosa loro ha detto Gesù, non lo sappiamo. Una cosa è però chiara al nostro spirito: il passaggio o il mutamento sostanziale che fa Andraa alla testimonianza dei Giovanni.
Gesù non viene annunziato come l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo o come il Servo del Signore che si carica delle nostre iniquità. Dall’Agnello e dal Servo Sofferente si passa a testimoniare che Gesù è il Messia. È un passaggio sostanziale, non in contrapposizione con l’Agnello di Dio, ma in aggiunta a quella verità. Gesù è insieme nella sua Persona Agnello di Dio, Servo Sofferente, Messia. Il Messia è il Servo del Signore. Il Servo del Signore è il Messia. Lui non sarà solo l’uomo dalla sofferenza che ben conoscere il patire, ma il Re che prenderà su di sé tutta la sofferenza del mondo. L’assumerà per la sua espiazione.
Sono già sufficienti queste due verità rivelate per dare al messianismo di Gesù un significato totalmente differente da come esso veniva pensato, immaginato, insegnato dai contemporanei di Gesù. Un messianismo di violenza, guerra, conquista di terre, liberazione del suolo dei padri, sottomissione e schiavitù non appartiene a Gesù. Lui è il consegnato alla sofferenza , ma anche colui che volontariamente si consegna. Anche per i nostri tempi basterebbero solo queste due verità su Gesù, per dare alla nostra prassi pastorale una direzione ben diversa. Anziché scrivere teologie per la terra si potrebbero scrivere teologie per il cielo.
Invece che fare pastorale per il corpo, la si farebbe per l’anima e lo spirito. Se Gesù è il Cristo di Dio che si offre volontariamente alla sofferenza per togliere il peccato del mondo, per espiarlo, redimerlo, vi potrà essere un solo suo discepolo che possa pensare differentemente? Se Lui invita poveri, miseri, afflitti, sconsolati, nudi, affamati di accogliere la loro condizione, senza ribellarsi ad essa, vivendola però nella più grande obbedienza alla Legge del Signore, secondo la Parola di Gesù rivelata nel suo Vangelo, possiamo noi pensare una sequela differente? Solo togliendo il peccato del mondo, si tolgono le conseguenze di morte che esso produce. Noi invece vogliamo lasciare che il peccato prosperi e ci lamentiamo contro i suoi frutti di morte. Ogni cristiano in Cristo deve togliere il peccato.
Errore che oggi si commette nella testimonianza che si rende a Cristo Gesù – oltre naturalmente tutti quelli di falsità, menzogna, eresia, calunnia sulla sua Persona – è pensare che basti parlare di Gesù. Andrea parla di Gesù al fratello, ma anche ve lo conduce. Condurre a Cristo è obbligatorio, necessario, indispensabile, come è obbligatorio invitare alla conversione, alla fede nel Vangelo, a lasciarsi battezzare, per nascere da acqua e da Spirito Santo. Tutto questo è necessario perché il corpo di Cristo ogni giorno va formato con l’aggiunta di nuovi membri. Il peccato più grande oggi contro Cristo è non formare più il corpo di Cristo. È pensare che sia sufficiente annunziare una parola che invita all’amore, al perdono, alla pace. No. Tutto avviene in Cristo, per Cristo, con Cristo, come membri del suo corpo, tralci della sua vite.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che il cristiano comprenda e faccia il corpo di Cristo.
Commento a cura del Movimento Apostolico
Fonte www.lachiesa.it
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