Lc 5,33-39
Quando lo sposo sarà loro tolto, allora in quei giorni digiuneranno.
In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».
Modello di un cammino perennemente nuovo è San Paolo. Lui reputa il vino vecchio nel quale aveva vissuto prima di conoscere Cristo Gesù e per la cui difesa stava distruggendo la Chiesa di Dio, una spazzatura, qualcosa di cui disfarsi dinanzi alla sublimità della conoscenza di Gesù Signore. La sua vita è una corsa per il raggiungimento non del nuovo, ma del nuovissimo che è sempre dinanzi ai suoi occhi.
Per il resto, fratelli miei, siate lieti nel Signore. Scrivere a voi le stesse cose, a me non pesa e a voi dà sicurezza. Guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quelli che si fanno mutilare! I veri circoncisi siamo noi, che celebriamo il culto mossi dallo Spirito di Dio e ci vantiamo in Cristo Gesù senza porre fiducia nella carne, sebbene anche in essa io possa confidare. Se qualcuno ritiene di poter avere fiducia nella carne, io più di lui: circonciso all’età di otto giorni, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo figlio di Ebrei; quanto alla Legge, fariseo; quanto allo zelo, persecutore della Chiesa; quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della Legge, irreprensibile.
Ma queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti.
Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù (Fil 3,1-14).
Cristo Gesù è il perenne vino nuovo che il Padre celeste giorno dopo giorno ci offre. Quando noi trasformiamo Lui in una religione, in una pratica da compiere, una preghiera da recitare, un digiuno da vivere, è allora che il vecchio è più gustoso. Non turba il nostro palato di fede. La fede trasformata in religione è potente sonnifero per la nostra vita. La religione è sempre di ieri, sempre vecchia. La fede è sempre di oggi, sempre nuova. Oggi il Signore comanda e oggi a Lui si deve obbedienza.
Vera missione del ministro di Gesù Signore è operare questa netta distinzione tra religione e fede. La fede è risposta sempre nuova e attuale alla voce del Signore che nuova e attuale giunge al nostro orecchio. La religione è la ripetizione di riti, pratiche, usanze, preghiere, celebrazioni varie. Anche la religione dovrà essere assunta dalla fede e da essa portata nella novità.
Se però l’uomo non vive di purissima fede, la religione diviene la sua tomba, il suo sarcofago. Si sigilla in esso e in esso si muore asfissiati. Farisei e discepoli di Giovanni avrebbero voluto che Gesù mettesse la sua fede nel sarcofago della loro religione. Il sarcofago avrebbe ridotto in cenere Lui e la sua Parola. Lui però non cade in questa tentazione. Mai il digiuno per i suoi discepoli sarà il loro sarcofago. Sarà invece uno strumento di purissima fede, carità, speranza. Fonte lachiesa.it
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vivere di purissima fede.
Commento a cura del Movimento Apostolico
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