In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!».
Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!».
Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi.
Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.
La Lettera agli Ebrei dedica tutto un capitolo alla fede. Non tratta però questa virtù in modo scientifico. Ci parla di essa attraverso persone che hanno creduto, facendo nascere per il mondo intero una speranza nuova. La fede di uno è salvezza per molti.
La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio. Per fede, Noè, avvertito di cose che ancora non si vedevano, preso da sacro timore, costruì un’arca per la salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e ricevette in eredità la giustizia secondo la fede. Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare. Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città.
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: Mediante Isacco avrai una tua discendenza. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo. Per fede, Mosè, divenuto adulto, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio piuttosto che godere momentaneamente del peccato. Egli stimava ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto l’essere disprezzato per Cristo; aveva infatti lo sguardo fisso sulla ricompensa. Per fede, egli lasciò l’Egitto, senza temere l’ira del re; infatti rimase saldo, come se vedesse l’invisibile ( Eb 11,1-31).
L’uomo vive il visibile. Non vede l’invisibile, il dopo nel tempo e nell’eternità. L’invisibile gli è comunicato attraverso una parola. Se lui la vive, l’invisibile si realizza sempre. Se invece lui non la vive, rimane in un presente senza speranza, essendo il dopo e l’invisibile essenziali alla vita di ogni uomo. L’uomo non è presente. È passato, futuro, eternità. Vi è il tempo, il prima del tempo e dopo il tempo. Ebbene la verità di essi è dalla parola della fede. Anche tutto l’uomo è dalla Parola della fede. Se l’uomo si pone fuori di essa, non si conosce. Si costruisce nella falsità, dona menzogna a tutto il suo essere e la sua vita. Credere non è un favore che noi facciamo a Dio. È invece una grazia che facciamo a noi stessi. Usciamo dalla falsità, entriamo nella verità.
Due ciechi si presentano a Gesù. Essi vedono in Lui, nella sua Parola, il loro futuro invisibile, cioè la loro guarigione. Gesù vuole che essi facciano pubblica confessione della loro fede. Essi fanno la loro confessione dinanzi alla folla e la guarigione subito si compie. Sono guariti, sanati. Oggi si vorrebbe una fede vissuta nell’intimo della coscienza, nel segreto di una cripta, oppure in luoghi deserti, lontani dall’umana convivenza. Gesù va confessato pubblicamente, dinanzi ad ogni uomo, in ogni luogo. Finché il cristiano non farà pubblica confessione della sua fede in Cristo Gesù, l’invisibile resta invisibile e l’uomo si costruisce in un presente di falsità e menzogna.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a confessare Gesù.
Commento a cura del Movimento Apostolico
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