Lettura e commento al Vangelo di Domenica 9 Febbraio 2020. Voi siete la luce del mondo.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
Parola del Signore
LEGGI: Oggi la Chiesa ricorda la mistica la Beata Anna Katharina Emmerick
Abbiamo ascoltato che Gesù dice ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra […], voi siete la luce del mondo». Il sale e la luce sono due elementi che in ogni civiltà sono considerati tra i più utili alla vita. Gesù si serve di questi due elementi attinti dall’ambiente quotidiano palestinese per dire che i discepoli devono essere nella loro vita sale e luce. Questi titoli – «sale» e «luce» – non sono attributi e qualità di onore, quasi da farci sentire in uno stato di superiorità di fronte agli altri; sono parole che ci devono responsabilizzare e farci sentire sempre più impegnati a vivere in quello stile diverso che Gesù ci indica, ad essere testimoni credibili.
Le parole dette da Gesù, dunque, devono dare un senso, un orientamento a tutti gli uomini, altrimenti vengono meno allo scopo che hanno, non servono a nulla, anzi sono calpestati e gettati via. Una prima considerazione è proprio questa: noi cristiani dobbiamo essere sale sparso tra gli uomini e luce che illumina e rallegra quanti avviciniamo. È grande la nostra responsabilità! Non possiamo rimanere grumi di sale, né luce nascosta. C’è un invito preciso di Gesù: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». Non siamo noi la luce: è Gesù la «luce delle nazioni» (cf Is 49, 6), noi dobbiamo con umiltà e gratitudine ricevere questa luce e rifletterla, espanderla intorno a noi perché, come ha affermato Gesù: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre» (cf Gv 8, 12). Ebbene sì: è Gesù Cristo il sale della sapienza, il sale che dà senso alla vita umana sulla terra; è lui «la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (cf Gv 1, 9).
Nella prima lettura di oggi abbiamo ascoltato che il profeta Isaia, al popolo ebraico preoccupato della pratica esteriore e irreprensibile del culto, indaffarato a ricostruire il tempio distrutto, ricorda, a nome di Dio, ciò che veramente è essenziale perché la sua luce brilli fra le tenebre e la sua luce sorga come l’aurora. Egli deve spezzare il pane condividendolo con l’affamato, introdurre in casa i miseri, i senza tetto, vestire chi è nudo, togliere via l’oppressione, cessare di puntare il dito e di parlare in modo empio. Le opere buone che dobbiamo compiere, perché la luce che viene da Cristo risplenda davanti agli uomini e il Padre sia glorificato, sono quelle indicate dal profeta. Non basta una religiosità puramente esteriore, dove non c’è un amore vero, autentico, operativo a guidare la nostra vita. I cristiani sono chiamati ad essere un segno di Cristo, vero sale e vera luce, e a non nascondere sotto pesanti schemi questa luce. Anche le strutture alle quali diamo l’etichetta di «cristiane», se non stiamo attenti e vigili, possono diventare scherno o controtestimonianza del messaggio evangelico.
Essere oggi sale e luce significa, quindi, vivere nella trasparenza, nella limpidezza. Per questo più volte pregando con il salmo abbiamo ripetuto: «Il giusto risplende come luce». Di conseguenza, o noi siamo capaci di distinguerci cristianamente nella società e siamo sale, nel senso che sappiamo darle sapore, e siamo luce perché accogliamo e riflettiamo tra gli uomini la luce di Cristo; oppure siamo quel sale di cui Gesù ha detto che, avendo perso il sapore, «a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente».
Che Dio onnipotente, per intercessione della Vergine Maria, ci aiuti, durante il nostro pellegrinaggio terreno, ad essere luce e sale della terra affinché con le nostre opere buone possiamo rendere gloria al Padre nostro che è nei cieli.
Commento a cura di Lucio d’Abbraccio
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