Verbum Domini

Vangelo 9 Luglio 2019. La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!

Mt 9,32-38

La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!

In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».

Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».

Ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite

Gesù sente il peso dell’umanità che il Padre ha messo sulle sue spalle.

Anche se Lui è perfetto e vero Dio, è anche perfetto e vero uomo. Dovendo redimere, salvare, confortare, consolare, dare ristoro ad ogni uomo, avverte la non possibilità di poter assolvere ad un compito così vasto, universale, plenario, globale. D’altronde nessun uomo, anche il più perfetto, il più santo, il più volenteroso, il più ricolmo di Spirito Santo – nessuno sarà mai così pieno e perfetto come Gesù Signore – vi potrà mai riuscire. L’uno mai potrà reggere la moltitudine. Lui è finito, la moltitudine è quasi infinita.

Come fare perché ognuno, che è mandato per la salvezza della moltitudine, possa svolgere secondo verità questo ministero di compassione e di pietà? La via è una sola: chiedere al Signore che mandi molti altri operai nella sua messe, perché insieme a lui, non senza di lui, contro di lui, svolgano questo suo stesso ministero.

San Pietro così esprime questa verità nel Libro degli Atti:

Bisogna dunque che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione». Ne proposero due: Giuseppe, detto Barsabba, soprannominato Giusto, e Mattia. Poi pregarono dicendo: «Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostra quale di questi due tu hai scelto per prendere il posto in questo ministero e apostolato, che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto che gli spettava». Tirarono a sorte fra loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli

” (At 1,21-26).

Oggi si parla tanto di crisi delle vocazioni. Se vi è crisi di vocazioni, vi è anche crisi di preghiera. Se vi è crisi di preghiera, vi è crisi di coscienza ministeriale. Se vi è crisi di coscienza ministeriale è segno che il ministro del Vangelo non sa qual è la sua responsabilità, non conosce il peso che grava sulle sue spalle. Ignora che la salvezza del mondo è posta su di lui. Vivendo di ignoranza colpevole, omette la preghiera, non chiede che altri operai vengano suscitati per essere a lui di aiuto e sostegno. Ma non è questa le vera crisi delle vocazioni. La vera crisi è quella che ognuno lavora senza gli altri, contro gli altri, ignorando gli altri, denigrando gli altri, uccidendo spiritualmente gli altri. Finché non vivremo insieme agli altri e non saremo un unico corpo ministeriale, mai riusciremo a svolgere con frutti la nostra missione.

I settantadue discepoli

Gesù associa a sé i Dodici. A loro aggiunge altri settantadue discepoli. Li associa perché formino con Lui, per Lui, in Lui, un solo corpo missionario. Non diversi corpi, sparsi nel mondo gli uni contro gli altri, gli uni separati dagli altri, gli uni senza gli altri. Lo scandalo della Chiesa, della cristianità è proprio questo: si è separati gli uni dagli altri. Nascono le diverse confessioni cristiane. Si è separati gli uni dagli altri. In ogni confessione nascono fazioni, cordate, divisioni, separazioni, lacerazioni, contrasti, opposizioni.

La comunione, l’unità, lo stare insieme richiede il rinnegamento dei nostri pensieri, delle nostre personali verità, di ogni nostra opinione, dello stesso nostro cuore. Se è necessario, dobbiamo dare alla comunione anche il nostro martirio fisico e non solo quello spirituale. L’unità è molto esigente e solo chi sa rinnegarsi in ogni momento, dinanzi ad ogni altra persona, potrà essere strumento di comunione. Dove regna il peccato però regnerà sempre la divisione. Essa è il frutto sempre del male.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, liberateci da ogni peccato.

Commento a cura del Movimento Apostolico

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