Il Signore nostro Dio è l’unico Signore: lo amerai.
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Amare Dio e il prossimo dalla forma di Cristo, ha per il cristiano un altissimo significato: amare l’uno e l’altro come li ha amati Gesù Signore: fino alla morte di Croce, sino alla fine, donando tutto se stesso, spendendo anche l’ultima goccia di sangue. Dalla croce Gesù dona compimento anche al secondo comandamento della carità: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Notiamolo bene: qui, il prossimo non è il familiare, il parente, l’appartenente alla tribù o all’intero popolo del Signore. È il forestiero, o straniero. Dalla Croce di Cristo le antiche disposizioni della Legge vengono superate. È come se da un amore anche terreno fossimo trasportati in un amore celeste, divino.
Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe; quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti: li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio. Non ruberete né userete inganno o menzogna a danno del prossimo. Non giurerete il falso servendovi del mio nome: profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore.
Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; non tratterrai il salario del bracciante al tuo servizio fino al mattino dopo. Non maledirai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il Signore. Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero né userai preferenze verso il potente: giudicherai il tuo prossimo con giustizia. Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore. Quando un forestiero dimorerà presso di voi nella vostra terra, non lo opprimerete. Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio. Non commetterete ingiustizia nei giudizi, nelle misure di lunghezza, nei pesi o nelle misure di capacità. Avrete bilance giuste, pesi giusti, efa giusta, hin giusto. Io sono il Signore, vostro Dio, che vi ho fatto uscire dalla terra d’Egitto”» (Lev 19,1-37).
Amare il prossimo rispettando tutte queste e le altre prescrizioni contenute nella Legge antica richiede un grande amore per il Signore. Si ama non per sentimento, per filantropia, ma per obbedienza. “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”, significa obbedire a Dio con tutto il cuore, tutta l’anima, tutta la mente, tutta la forza anche per amare il prossimo. L’obbedienza è una. Non sono due obbedienze, o due modalità. Una sola è la modalità e una sola è l’obbedienza. Il prossimo, amato secondo questa Legge, è già benedizione di Dio sulla nostra casa. Amato poi dalla Croce, secondo il cuore di Cristo, si trasforma quest’amore per noi in vita eterna.
Si è cristiani per questo: per amare dal cuore di Cristo Dio e il prossimo. Poiché non amiamo il prossimo né dalla Legge di Mosè, né dal cuore di Cristo, siamo poco cristiani, anzi per nulla. L’Eucaristia è la sorgente perenne dell’amore, non del non amore. Il vero sacrilegio è fare dell’Eucaristia una sorgente di non amore, di egoismo, di chiusura in se stessi.
L’Eucaristia è apertura del cuore per amare secondo Cristo.
Commento del Movimento Apostolico
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