Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?
In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Le opere manifestano la natura di colui che le compie. Quando Giobbe chiese a Dio le ragioni della sua sofferenza, il Signore gli rispose che ogni sua opera è mistero impenetrabile. Tutta la natura creata è sua opera e in essa si respira solo mistero, non solo nelle grandi cose da Lui fatte, ma anche in quelle umilissime e ordinarie.
«Chi è mai costui che oscura il mio piano con discorsi da ignorante? Cingiti i fianchi come un prode: io t’interrogherò e tu mi istruirai! Quando ponevo le fondamenta della terra, tu dov’eri? Dimmelo, se sei tanto intelligente! Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la corda per misurare? Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e acclamavano tutti i figli di Dio? Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando usciva impetuoso dal seno materno, quando io lo vestivo di nubi e lo fasciavo di una nuvola oscura, quando gli ho fissato un limite, e gli ho messo chiavistello e due porte dicendo: “Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”?
Da quando vivi, hai mai comandato al mattino e assegnato il posto all’aurora, perché afferri la terra per i lembi e ne scuota via i malvagi, ed essa prenda forma come creta premuta da sigillo e si tinga come un vestito, e sia negata ai malvagi la loro luce e sia spezzato il braccio che si alza a colpire? Sei mai giunto alle sorgenti del mare e nel fondo dell’abisso hai tu passeggiato? Ti sono state svelate le porte della morte e hai visto le porte dell’ombra tenebrosa? Hai tu considerato quanto si estende la terra? Dillo, se sai tutto questo! Qual è la strada dove abita la luce e dove dimorano le tenebre, perché tu le possa ricondurre dentro i loro confini e sappia insegnare loro la via di casa? Certo, tu lo sai, perché allora eri già nato e il numero dei tuoi giorni è assai grande! (Cfr. Gb38,2-42,16).
Quando il Signore mandò Mosè a liberare il suo popolo, il Faraone accolse la richiesta solo dopo aver subìto ben dieci segni, tutti finalizzati a manifestargli che il Dio degli Ebrei è superiore a qualsiasi altro Dio e ad ogni uomo che vive sulla terra. Niente è paragonabile al Signore. Viene Gesù sulla nostra terra, deve mostrare ai suoi discepoli chi è Lui realmente, secondo verità. Lo fa rivelandosi ad essi in tutta la sua potenza. Né morte, né vita, né malattie, né mare, né venti, né tempeste, né uragani, né altro elemento della natura può resistere al suo comando. Lui dice e tutto obbedisce. Dinanzi ad ogni miracolo i discepoli si chiedono: “Chi è dunque costui?”. La risposta dovrà essere una sola. Quest’uomo è Dio, perché parla come Dio, agisce come Dio, comanda come Dio. Tutto a Lui obbedisce come si obbedisce a Dio.
Come Mosè, come Gesù, il cristiano è mandato nel mondo per invitarlo alla conversione, alla fede nel Vangelo. Non potrà fare questo lavoro scrivendo summe di teologia o altri trattati tematici di altissimo valore conoscitivo. Queste cose servono al cristiano, non servono a chi cristiano non è. Non può neanche invitarlo attraverso solenni liturgie. Queste servono al cristiano, non a chi ancora non lo è divenuto. Il cuore si attrae a Cristo in un solo modo: mostrando il cristiano nella sua carne la superiorità di Cristo Gesù per rapporto ad ogni altro Dio. Avendo il discepolo di Gesù una parola efficace, parola che trasforma la sua vita e la vita di ogni altro sul quale essa viene pronunciata. Se il cristiano non si presenta al mondo con una sua superiorità spirituale, fatta di opere di Parole, il mondo resta mondo, non passerà a Cristo. Gli manca la visibilità storica dell’unicità di Cristo Gesù in confronto con ogni altro. L’unicità di Cristo è l’unicità del cristiano. Lui deve essere unico dinanzi a tutti.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, rivestiteci dell’unicità di Gesù.
Commento del Movimento Apostolico
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