In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».
L’uomo ha un solo cuore, una sola anima, il solo corpo, una sola vita. Può consacrare se stesso al suo Signore per il compimento della sua volontà. Se fa questo diviene signore come Dio è il Signore. Ma anche può sottrarsi al suo Creatore e Dio porsi al servizio delle creature. La parabola di Gesù ci rivela che quando questo avviene, la condizione dell’uomo è sommamente miserevole: si diviene schiavi dei porci. Il figlio minore si vede schiavo dei porci così come la regione dei Gadarèni è schiava di essi.
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta?. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.
La ricchezza disonesta a tutto ciò a cui noi attacchiamo il nostro cuore e progettiamo la vita, diventandone però schiavi: dal denaro alla nostra intelligenza, dalla fama ai nostri hobby. Per essere “fedeli” a tali ricchezze dovremmo imparare a gestirle senza dipendere totalmente da esse. Da quante cose dipendono invece le nostre vite! Pensateci. Tutto è dono, anche le cosiddette ricchezze disoneste, ma dobbiamo tramutarle da strumenti di divisione e allontanamento in strumenti d’amore. I soldi, la fama, l’intelligenza, gli hobby se vissuti alla luce dell’unica vera ricchezza, che è l’amare, possono diventare occasioni di unità. Proviamo a vivere questa giornata mettendo le nostre piccole o grandi ricchezze a servizio dell’amore. Forse non avremo mai un forziere stracolmo di denaro in cui poter addirittura nuotare come fa Paperon de Paperoni, ma almeno avremo amici che – quando saremo nel bisogno – ci accoglieranno nelle proprie dimore
di Don Marco Scandelli
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