Lettura e commento al Vangelo della Domenica – Mt 13,44-52: “Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.”
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?».
Gli risposero: «Sì».
Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
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Parola del Signore
Le parabole evangeliche sono brevi narrazioni che Gesù utilizza per annunciare i misteri del Regno dei cieli. Utilizzando immagini e situazioni della vita quotidiana, il Signore «vuole indicarci il vero fondamento di tutte le cose. Egli ci mostra il Dio che agisce, che entra nella nostra vita e ci vuole prendere per mano» (cf. Gesù di Nazaret. I, Milano, 2007, 229). L’odierna pagina evangelica propone tre parabole con le quali Gesù parla alle folle del Regno dei cieli. Regno dei cieli significa signoria di Dio, e ciò vuol dire che la sua volontà dev’essere assunta come il criterio-guida della nostra esistenza. Il «cielo» non va inteso soltanto nel senso dell’altezza che ci sovrasta, poiché tale spazio infinito possiede anche la forma dell’interiorità dell’uomo. Ebbene, soffermiamoci sulla prima parabola, quella del grano buono e della zizzania, Gesù illustra il problema del male nel mondo e mette in risalto la pazienza di Dio. Quanta pazienza Dio ha con noi!
Il racconto si svolge in un campo con due opposti protagonisti. Da una parte il padrone del campo che rappresenta Dio e sparge il buon seme; dall’altra il nemico che rappresenta Satana e sparge l’erba cattiva.
Col passare del tempo, in mezzo al grano cresce anche la zizzania, e di fronte a questo fatto il padrone e i suoi servi hanno atteggiamenti diversi. I servi vorrebbero intervenire strappando la zizzania; ma il padrone, che è preoccupato soprattutto della salvezza del grano, si oppone dicendo: «Non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano». Con questa immagine, dunque, Gesù paragona il Regno dei cieli ad un campo di grano, per farci comprendere che dentro di noi è seminato qualcosa di piccolo e nascosto, che, tuttavia, possiede un’insopprimibile forza vitale. Malgrado tutti gli ostacoli, il seme si svilupperà e il frutto maturerà. Questo frutto sarà buono solo se il terreno della vita sarà stato coltivato secondo la volontà divina. Per questo, nella parabola del buon grano e della zizzania, Gesù ci avverte che, dopo la semina fatta dal padrone, «mentre tutti dormivano» è intervenuto «il suo nemico», che ha seminato l’erba cattiva. Questo significa che dobbiamo essere pronti a custodire la grazia ricevuta dal giorno del Battesimo, continuando ad alimentare la fede nel Signore, che impedisce al male di mettere radici. Non dimentichiamo che dove non c’è Dio, niente può essere buono! Sant’Agostino, commentando questa parabola, osserva che «molti prima sono zizzania e poi diventano buon grano» e aggiunge: «se costoro, quando sono cattivi, non venissero tollerati con pazienza, non giungerebbero al lodevole cambiamento» (cf. Quaest. septend. in Ev. sec. Matth., 12, 4: PL 35, 1371).
In questo mondo il bene e il male sono talmente intrecciati, che è impossibile separarli ed estirpare tutto il male. Solo Dio può fare questo, e lo farà nel giudizio finale. Il Signore, che è la Sapienza incarnata, oggi ci aiuta a comprendere che il bene e il male non si possono identificare con territori definiti o determinati gruppi umani: «Questi sono i buoni, questi sono i cattivi». Egli ci dice che la linea di confine tra il bene e il male passa nel cuore di ogni persona, passa nel cuore di ognuno di noi, cioè: siamo tutti peccatori! «Chi di noi non è peccatore?». Chi di noi può dire: io non ho mai commesso peccato?Nessuno! Perché tutti siamo peccatori, e tutti abbiamo bisogno della «misericordia» di Dio. E la misericordia di Dio la possiamo sperimentare nel sacramento della Confessione. Tutti abbiamo bisogno di essere perdonati dai nostri peccati!
Ci aiuti la Vergine Maria a cogliere nella realtà che ci circonda non soltanto la sporcizia e il male, ma anche il bene e il bello; a smascherare l’opera di Satana, ma soprattutto a confidare nell’azione di Dio, paziente e misericordioso, che feconda la storia. Amen!
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