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Vangelo. Lettura e Commento alla Parola di Lunedì 9 maggio 2022: ‘Io sono la porta delle pecore…’

Vangelo del giorno: Lunedì, 9 maggio 2022 (Lettura e Commento)

Vangelo del giorno – Gv 10,1-10: “Io sono la porta delle pecore…”

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Parola del Signore

Vangelo del giorno: Lunedì, 9 maggio 2022 (Commento)
Vangelo del giorno: Lunedì, 9 maggio 2022 (Commento) – Foto di Foto di Laila_ da Pixabay

Commento a cura di Paolo Curtaz

Sto a cuore al Signore Gesù. Tanto. E mi conosce come io conosco lui. Anzi: mi conosce meglio di quanto io stesso possa conoscermi. Ai mercenari non importa chi sono: importa cosa faccio, quanto produco, quanto consumo, quanto sono utile.

Divento merce di scambio: per gli affetti, per i denari, per il tornaconto di coloro a cui sono utile. Valgo se servo a qualcuno, quindi di me conoscono solo un aspetto che, spesso mi mortifica, mi schiaccia, mi intrappola in un ruolo. Non così per Gesù, il pastore bello che chiama le pecore per nome.

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Ogni capello del mio capo è contato, ogni mio fiato conosciuto, ogni mio passo osservato. Non controllato, non spiato come, anche in passato, si diceva, con quell’immagine orribile di un occhio che scruta da un triangolo, come se Dio fosse un inquietante spione pronto a cogliermi in fallo.

Gesù mi conosce perché mi ama e mi conduce. Con questa straordinaria certezza iniziamo la nostra settimana, affrontiamo le nostre fatiche. Possiamo compiere qualunque cosa poiché siamo amati.

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