La Chiesa è da sempre in primo linea nel mobilitare l’opposizione alla tratta delle persone; lo testimoniano la serie di appuntamenti di altissimo livello promossi da Papa Francesco che, sin dall’inizio del suo Pontificato, ha costantemente ripetuto che il traffico di esseri umani è la moderna schiavitù e che è un crimine contro l’umanità. Dopo l’appuntamento del novembre del 2013, la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali dedica la sua sessione plenaria, da oggi e fino al 21 aprile, al “Traffico di esseri umani: questioni al di là della criminalizzazione”, un appuntamento con il quale, oltre a unire la sua voce a quella delle altre istituzioni della Santa Sede impegnate nella lotta a questo orribile fenomeno, intende fornire una agenda concreta per l’eliminazione di questo crimine contro l’umanità, sia nelle sue cause che nelle sue conseguenze. Anche in questa occasione sono presenti studiosi, docenti universitari funzionari di organizzazioni governative, compreso Gustavo Vera, amico di lunga data di Papa Francesco, presidente della Fondazione La Alameda di Buenos Aires: Me parece que, en primer lugar…
“In primo luogo, credo che gli Stati debbano impegnarsi a difendere la vita, la libertà e la dignità delle persone, devono mantenere un atteggiamento di fermezza rispetto al tema della tratta delle persone. E questo, per me, passa non soltanto attraverso la penalizzazione dei mercanti di schiavi, di coloro che compiono la tratta, ma anche seguendo la strada del denaro, confiscando i beni della mafia e riutilizzandoli socialmente. Una legge che deve esistere in quei Paesi in cui esistono i diversi livelli della mafia, traffico di esseri umani, tratta, narcotraffico. E’ necessario seguire la strada dei soldi, confiscare i beni della mafia e questi fondi della mafia devono poi essere utilizzati anzitutto per risarcire ed aiutare le vittime della mafia, della tratta, affinché possano essere reinserite nella società e lavorare. E lo Stato questo lo deve garantire, deve garantire una qualche forma di lavoro sostenibile per le vittime della mafia, della tratta e del lavoro-schiavo. Combattere contro la tratta delle persone significa combattere contro la mafia globale, perché in realtà la tratta è soltanto uno dei tanti aspetti del crimine organizzato. La tratta, il narcotraffico, il traffico di organi e il lavoro-schiavo sono in realtà attività mafiose, quelle che fanno recuperare soldi, calpestando la dignità, la libertà e la vita delle persone. Bisogna quindi attaccarla integralmente e attaccarla integralmente significa non soltanto affrontare la questione penale, non soltanto l’aspetto preventivo, ma anche e soprattutto l’aspetto economico. E’ necessario smantellare la base economica alla mafia e riutilizzarla a favore della società”.
“Non più schiavi, ma fratelli”, questo il Messaggio di Francesco per la Giornata Mondiale della pace 2015, in cui il Papa ci ricorda i volti della schiavitù ieri e oggi, quando parla tra l’altro dei “tanti lavoratori e lavoratrici anche minori, asserviti nei diversi settori”, o delle condizioni di vita dei migranti, delle “persone costrette a prostituirsi”, di chi cade nella schiavitù sessuale, o di chi subisce matrimoni forzati. Flaminia Giovanelli, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, lo ricorda nel suo intervento:
“Certamente, il messaggio è, in sé, uno degli strumenti con i quali la Chiesa e il Papa attirano l’attenzione anche dei responsabili politici, ai quali spetta un compito molto importante in questa lotta, perché – come è stato affermato anche questa mattina – le leggi e gli strumenti giuridici esistono, ma il problema è come applicarli. Abbiamo sentito anche testimonianze molto importanti sul fatto che in certi casi non vengono applicati proprio per colpevolezza da parte degli amministratori, dei funzionari dei vari Stati. Quello che caratterizza il Messaggio di quest’anno è la concretezza e risponde molto – come ben sappiamo – anche al carattere e al temperamento del Santo Padre nel dire: “Bene, questo è il momento di agire”. Viene attirata l’attenzione sul fenomeno della schiavitù, sembra quasi un anacronismo ma oggi, invece, è ancora molto attuale, benché con forme diverse. Il messaggio espone quali siano le nuove forme di schiavitù, un elenco molto lungo e anche molto sconvolgente. E poi, dopo, si cercano alcune cause, il Papa nel Messaggio parla di alcune delle cause all’origine di questo fenomeno della tratta e della schiavitù, che verranno poi studiate in dettaglio, approfondite nel corso di questa sessione dell’Assemblea plenaria della Pontificia Accademia. Certamente, l’appello – l’abbiamo già sentito oggi – è che sì, la legislazione esiste, sia in campo nazionale che in campo internazionale, ma anche che finché non ci sarà una conversione, una presa di coscienza delle singole persone, non si arriverà a niente”.
Una delle sfide più importanti per chi sostiene le persone vittime del traffico è quella di aiutarle a reintegrarsi nelle società. Sarà compito di suor Eugenia Bonetti parlarne all’Assemblea nei prossimi giorni. Suor Bonetti, missionaria della Consolata e responsabile dell’Ufficio Tratta Donne e Minori dell’Usmi, l’Unione Superiori maggiori d’Italia, da oltre vent’anni instancabilmente in lotta contro questa piaga:
“Questo convengo sta mirando a far emergere, in modo particolare, la possibilità di non continuare a discutere sulle cause, sulla realtà della schiavitù, ma a vedere in pratica che cosa stiamo facendo, dove stiamo andando. Noi abbiamo visto queste situazioni di schiavitù di bambini, di accattonaggio, di donne sfruttate sulla strada, di tratta degli esseri umani per la schiavitù del sesso, di matrimoni forzati, dell’espianto degli organi dei bambini, sono tutte forme che conosciamo. Però che cosa offriamo? Che cosa stiamo facendo per ridare a queste persone vittime di tratta l’opportunità, la possibilità di ritornare ad essere persone? La nostra società oggi, parliamo anche dell’Italia, cosa sta offrendo? Quanta gente sta facendo la “furbetta! per accaparrarsi soldi, appalti, perché sulla pelle dei poveri tutti mangiano… tranne loro! Questo è il grosso problema, che noi dovremo avere il coraggio di affrontare, di smantellare e di dire che questo è veramente un crimine contro l’umanità. Perché noi usiamo nostri poteri per sfruttare ancora i più poveri e a volte lo facciamo dietro il paravento che del volerli aiutare e del volerli assistere. Gli interessi però sono i nostri. E’ sotto gli occhi di tutti! Gli appalti per le case per i rifugiati o per gli immigrati, dove sono andati a finire questi soldi? E’ una vergona! La corruzione oggigiorno è veramente quello che sta distruggendo il nostro mondo. Qui c’è un grande lavoro da fare e questo è un lavoro della Chiesa, in modo particolare, un lavoro delle scuole, un lavoro di formazione per poter dire “No! Non ti è lecito!”. Per questo noi vogliamo in questo convegno parlare anche di come aiutare le persone a riprendere in mano la loro vita, il loro futuro, offrendo loro delle opportunità. Ciascuno ha un ruolo da compiere: il governo, la Chiesa, le istituzioni educative, le famiglie, i mass media, e quello che è importante è che ciascuno se lo prenda questo ruolo e faccia la sua parte. Per la Chiesa, l’interesse è la persona. In particolare noi religiose, che operiamo in questo campo, vogliamo essere donne a favore di altre donne. Nessuna deve essere costretta a essere schiavizzata dai nostri stessi sistemi di vita”.
Tutti i partecipanti alla sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali saranno ricevuti domani alle 12 nella Sala del Concistoro in Vaticano da Papa Francesco.
Redazione Papaboys ( fonte it.radiovaticana.va)