“Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova”. Con questo titolo si apre oggi in Vaticano il primo Congresso mondiale organizzato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, al quale partecipano oltre 2.000 persone provenienti da tutto il mondo.
Al centro dei colloqui la sfida educativa nella società odierna a 50 anni dalla Dichiarazione Conciliare “Gravissimum educationis”. Sulle sfide dell’educazione cattolica e i temi del Congresso, Stefano Leszczynski ha intervistato il prof. Italo Fiorini, direttore del Centro Alti Studi dell’Università Lumsa di Roma:
R. – Questo Congresso mondiale nasce in occasione di importanti ricorrenze – quali la “Gravissimum educationis”, “Ex corde Ecclesiae” – documenti che non sono però documenti da considerare un patrimonio del passato, ma che hanno ancora molte cose da dire e che chiedono di essere utilizzati con una prospettiva futura. La Congregazione per l’Educazione Cattolica ha voluto promuovere una grande riflessione mondiale: ha predisposto uninstrumentum laboris che ha lo stesso titolo che ha oggi il Convegno e cioè “Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova”. Queste sono le parole chiave. L’educazione è una passione che va però rinnovata: non può essere considerata qualcosa di inerte, che resta nel deposito della nostra tradizione.
D. – Si parla spesso di emergenza educativa: quali le sfide che questo Congresso vuole affrontare e deve affrontare?
R. – Le sfide, che sono emerse dalla ricerca fatta, possono essere sintetizzate in quattro grandi ambiti di riflessione e di problema. La prima è la sfida dell’identità, che abbiamo così chiamato perché riguarda la risposta che va data nel contesto o, meglio ancora, nei contesti differenziati del mondo di oggi al fatto che si faccia scuola, che si faccia università cattolica: quindi perché lo si fa, qual è l’evangelizzazione, qual è lo scopo e la missione di questo essere nel mondo. La seconda sfida è collegata e riguarda chi alla scuola e all’università si rivolge, quindi ai ragazzi, agli studenti: che tipo di formazione viene offerta e che tipo di informazione, invece, bisognerebbe offrire, qual è la domanda che in fondo tutti questi giovani fanno alle nostre scuole… Ce ne è poi una terza che riguarda la formazione: la formazione degli insegnanti, la formazione dei leader di queste scuole. Questo è particolarmente delicato se si pensa che ormai, in moltissime realtà, chi frequenta la scuola è non cattolico, ma si rivolge alla scuola cattolica, e in molti casi anche chi insegna nella scuola cattolica non è cattolico. L’ultima sfida è quella della povertà: in sintesi direi che questa sfida è la sfida delle sfide. In realtà, se volessimo avere un punto di verifica del significato della presenza del valore della scuola e dell’Università cattolica, questa viene data da come viene affrontato il problema della povertà materiale e anche delle nuove povertà.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)