Karol Wojtyla e Jerzy Kruger. Parte dal racconto di un amicizia tra un cattolico e un ebreo, nata in una Polonia devastata dall’ occupazione nazista, la mostra “Una benedizione reciproca”. E nell’esposizione viene ripercorsa attraverso foto, filmati e oggetti dell’epoca, la storia dello speciale rapporto che sin dalla giovinezza il futuro Papa Giovanni Paolo II ha sempre avuto con il popolo ebraico. William Madges è tra i curatori della mostra:
R. – So the exhibit really has multiple purposes…
Questa mostra arriva a Roma dopo essere stata già esposta con grande successo a New York, Los Angeles, Chicago e Filadelfia. Ascoltiamo ancora William Madges:
R. – Well, it is absolutely crucial…
E’ assolutamente cruciale. Prima di tutto, perché Giovanni Paolo II ha avuto il papato più lungo del XX secolo e uno dei più lunghi nella storia della Chiesa. Secondo, perché è stato amato profondamente non solo dai polacchi, ma anche dagli italiani, che gli hanno davvero voluto bene. E terzo, perché questo è il posto dove ha avuto luogo il Concilio Vaticano II, 50 anni fa, e noi pensiamo che la sua vita e specialmente il suo papato hanno fatto prendere vita al Vaticano II in un modo davvero importante e solido.
La seconda parte della mostra ripercorre i grandi passi fatti da Giovanni Paolo II per una riconciliazione tra la comunità cattolica e quella ebraica, partendo proprio da quell’abbraccio con il compianto rabbino Toaff, in occasione della storica visita al Tempio maggiore di Roma nel 1986, dove per la prima volta un Pontefice entrava in una Sinagoga. Il rabbino capo della capitale Riccardo Di Segni:
R. – Il Pontificato di Giovanni Paolo II si è segnalato per tante cose importanti e una di queste cose è proprio il decisivo miglioramento nei rapporti tra il mondo cristiano-cattolico e quello ebraico, dovuto proprio ai gesti e alla sua volontà di incidere su questo rapporto. Quindi ricordare questo aspetto della sua storia è veramente importante.
D. – Qual è un suo ricordo personale di Giovanni Paolo II?
R. – Io ho avuto varie occasioni di incontro, oltre al fatto che era estremamente presente nella nostra vista per tutti i motivi per cui un Papa è un presente nella vita delle persone. Il mio ricordo personale è quando sono andato a trovarlo nella mia veste nuova di Rabbino di Roma: appena mi ha visto, mi ha guardato in faccia e mi ha detto ‘Giovane!’. Era sorpreso che ci fosse un rabbino giovane alla guida della comunità.
D. – La foto che presenta questa mostra è quella della stretta di mano tra Giovanni Paolo II e il rabbino Toaff: quanto è stata importante questo dialogo tra le due religioni?
R. – Quella foto rappresenta un momento importante. Giovanni Paolo II aveva l’intuito di trasmettere messaggi importanti in modo rilevante dal punto di vista mediatico e quindi quella foto è un’icona di un passaggio storico.
D. – E’ forte anche adesso la continuazione con Papa Francesco di questo dialogo?
R. – Certo! Con questo Papa, così come con il suo predecessore, il dialogo continua: ciascuno con il proprio stile, le proprie sensibilità e il proprio carattere, ma sempre positivamente.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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