Presentata oggi la quinta edizione de “Il Treno dei Bambini”, l’iniziativa in programma il 3 giugno ideata dal “Cortile dei Gentili”, in collaborazione con le Ferrovie dello Stato che quest’anno porterà in Vaticano dal Papa 400 bimbi provenienti dai comuni terremotati dell’Italia centrale. Il tema stavolta è la salvaguardia del Creato, ovvero “Piccoli viaggiatori, grandi ambasciatori, custodi della Terra”.
E’ l’Italia dei piccoli, quella ferita, spezzata in due dalle scosse del terremoto che ha ingoiato case, scuole, persone, e rubato l’infanzia, ad essere protagonista del Treno dei Bambini, giunto alla sua quinta edizione. 400 ragazzini tra i 6 e i 12 anni, arriveranno il 3 giugno, a bordo di un Freccia Rossa 1000, dai comuni di Amatrice, Accumoli, Norcia e Arquata del Tronto, fin dentro il Vaticano, con un’importante missione: farsi ambasciatori di un ambiente che non deve essere più sfruttato in modo miope ed egoistico, ma custodito con rispetto ed equilibrio. Il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che attraverso il Cortile dei Gentili ha promosso l’evento:
“Questa iniziativa è centrata soprattutto sulla figura del bambino, il quale ha al suo interno, da un lato una sensibilità straordinaria nel riuscire a vivere e ad elaborare più dell’adulto le esperienze, qualche volta veramente tragiche, che ha avuto; dall’altro lato è anche l’occasione per scoprire in lui quanto può insegnare agli adulti. Essendo la quinta volta che portiamo questi bambini e avendo ormai coperto un ventaglio molto complesso, molto ricco di colori, colori truci purtroppo, alcune volte cupi, partendo dal fatto, per esempio di bambini con esperienze famigliari traumatiche estreme passando attraverso i rifugiati, quelli della dispersione scolare, oppure i figli dei detenuti abbiamo voluto anche scegliere un orizzonte un po’ particolare che è l’orizzonte che domina in questo momento in Italia: quello di questi bambini che hanno vissuto questa esperienza. Il Papa ha accettato subito con entusiasmo – posso dirlo perché l’ho sentito al telefono – perché aveva visitato questo orizzonte di sofferenza, ma anche di speranza”.
L’iniziativa, che ha portato quest’anno anche alla pubblicazione di un libro destinato ai ragazzi, dal titolo “Noi su questa terra che balla”, si svolge per la prima volta con il patrocinio del Senato della Repubblica italiana. Il presidente Pietro Grasso, in conferenza stampa, si è detto convinto che l’educazione delle giovani generazioni e la cultura della prevenzione, siano ancora i motori più potenti ed efficaci per tutelare il territorio, ricostruirlo sotto il segno della speranza:
“Questo connubio di scuola, formazione e famiglia è importante per potere appunto prevenire soprattutto quella paura o quel panico quando avvengono eventi come il terremoto e adottare invece i comportamenti giusti fin da subito”.
D. – Tocca anche allo Stato garantire stabilità, sicurezza e in questa fase agevolare la ricostruzione. A che punto siamo, presidente?
R. – Purtroppo non è così rapida come ci si aspettava. Ci sono stati dei passi avanti, ma dovremmo cercare di renderla ancora più rapida perché le aspettative, le attese di chi ha passato quei momenti con la terra che ancora trema è doveroso. La ricostruzione, questo dobbiamo capirlo tutti, può essere un’opportunità! Io ho avuto modo di riscontrarlo sul territorio. Recentemente sono stato nelle Marche e mi hanno detto che il terremoto del 1997 è stato un’occasione per potere ricostruire con nuovi criteri antisismici tutte le cose più importanti, anche le bellezze artistiche della regione, del Paese. Quindi ecco perché è un’opportunità che non ci dobbiamo lasciare sfuggire.
Dopo un giro tra i giardini e le opere d’arte dello Stato Pontificio, momento culmine per questi bimbi, che già vivono l’attesa trepidante, sarà l’incontro con il Papa, nell’atrio dell’Aula Paolo VI, dove saranno accolti anche dall’orchestra Maré do Amanha, proveniente da Rio de Janeiro. A Francesco rivolgeranno le loro domande, consegneranno il libro scritto a titolo gratuito da tanti esperti, architetti, docenti, psichiatri e sismologi, con consigli su come affrontare il terremoto, per poi ribadire un messaggio caro al Papa della Laudato si’: “non possiamo impedire le catastrofi, ma possiamo fare molto per rispondere al pericolo in modo efficace”. Innanzitutto metterci in ascolto del grido della Terra che prima di tutto è madre. Ancora il card. Ravasi:
“Alla fine è forse questo il significato fondamentale, perché ormai sul terremoto si è detto tutto e il contrario di tutto. Forse, adesso ci si potrebbe muovere di più lungo due traiettorie: da un lato quella di considerare i fenomeni naturali come componenti esistenziali, non semplicemente accidenti esterni della natura. Cambia la vita quando tu hai attraversato un terremoto, un sisma; cambiano anche le relazioni tra le persone, perché pensiamo solamente a cosa vuol dire – non dico perdere un genitore o un figlio, un evento drammatico – la perdita della casa che è come il grembo nel quale uno ha la sua storia, la sua vicenda e, dall’altra parte, insegnare soprattutto ai bambini che devono diventare quasi testimoni per gli adulti della necessità di custodire il creato perché non è vero che tutte le catastrofi sono irrevocabili. Possono, in molti casi, essere superate attraverso le vie della scienza e della conoscenza”.
Fonte it.radiovaticana.va/Cecilia Seppia
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