In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Matteo 9,9-13.
Come un medico entra nella casa del malato.
Tu entri nella mia.
Come un medico si siede al capezzale del malato.
Tu ti siedi alla mia tavola.
Come un medico tocca, guarda, conosce, ascolta, parla.
Tu dividi il pane, il cibo, il vino, l’acqua, ascolti, parli, mi guardi, mi stai gomito a gomito e mangi con me.
Come un medico dice al malato di seguire le sue indicazioni per vivere.
Tu dici a me di seguire te per guarire e vivere.
Tu sei venuto per me.
E l’unico senso del male che sento e che mi abita. È che tu possa venire e sentirlo con me e abitarmi.
Tu.
Solo tu.
Per me.
A chi si stupisce.
A chi si accanisce.
Io dico.
Pazzi!
Venite a tavola con noi.
A mangiare la vita.
A toccare la vita.
Ogni fame verrà saziata.
Ogni malattia verrà sanata.
Intorno a un tavolo.
Nella nostra casa con lui.
Non dovete portare nulla da offrire.
Questa è la tavola, l’altare dei miseri.
Si viene a riempirci il cuore.
A sfamare la vita.
Di Don Mauro Leonardi