Venerdì 17 aprile – Seduto con me

In quel tempo, Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. Giovanni 6,1-15

A volte metti alla prova le mie mani vuote.
A volte metti alla prova il mio sguardo, sulla vita, sulla realtà.


Cosa ho in mano?
Cosa vedo?
Cosa posso?
E io abbasso la testa e mi metto a contare cosa ho in mano.
E mi metto a contare chi ho davanti.
E loro sono troppi.
E io sono troppo poco.
Se solo alzassi la testa.
Se solo mi calmassi.
Se solo mi sedessi vicino a te, ad ascoltarti, a guardarti.
Basterebbe per tutti.
Ne avanzerebbe per me.

Tu non vuoi essere il re del pane.
Il re dei pesci.
Tu non vuoi essere il re di una folla.
Tu vuoi me.
Sola.
Con le mie mani piene di poco.
Tu farai di me.
Pane per tutti.
E non permetterai che di me si perda nulla.
Non sei i il re di tutti.
Ma il re di ciascuno.

C’era molta erba in quel luogo.
E io non l’ho vista.
C’era molta gente in quel luogo ma io vedevo solo te.
Seduto con me.
Tu hai alzato gli occhi e hai visto la folla, la fame, l’erba.
Io ho alzato gli occhi e ho visto solo problemi.
Perdonami.
Ci siamo seduti tutti.
Abbiamo mangiato tutti.

Perdonami.
Insegnami il tuo sguardo sulla vita.

Non sei il re dei miracoli.
Sei il re che moltiplica quello che ho, che sono.
Ho già un regno: sono io.
Non debbo venire a prenderti.
Sei venuto tu da me.

Di Don Mauro Leonardi

 

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