In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque intendete la parabola del seminatore. Tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l’uomo che ascolta la parola e subito l’accoglie con gioia, ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l’inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto. Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta». Matteo 13,18-23
Ogni volta che sei venuto in me.
E non ero pronta.
O non volevo.
O non capivo.
È venuto qualcun altro come un ladro.
E ha portato via te.
Mi ha portato via tutto.
Vorrei essere una terra morbida, buona.
Senza sassi.
Senza rovi.
Dove tu possa arrivare.
E stare al caldo.
Protetto.
A riposare.
A morire per poter vivere.
Che terra sono?
Da trenta?
Da sessanta?
Da cento?
Che importa quanto?
Mi importa solo di accoglierti.
E non perderti.
E non venir meno.
E non soffocarti.
Che terra sono?
Voglio essere terra buona.
E tu dentro di me.
Di Don Mauro Leonardi