Un sabato Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Davanti a lui stava un idropico. Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: «E’ lecito o no curare di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse: «Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole. Luca 14,1-6.
Per chi ti muovi?
Per un bue?
Quello ami.
Per chi non conosci ostacoli, neanche legali, neanche sacri?
Per tuo figlio?
Lui ami.
E per me, no?
Non ti muovi?
Allora non venirmi a raccontare che ami anche me.
Se sono sola, malata e tu non ti muovi, anzi, ti scandalizzi che io chieda e che lui mi salvi.
Se non ti muovi per me.
Se fare le cose bene è più importante che farmi del bene.
Tu non mi ami.
Sta zitto.
È a tavola con voi.
È a casa tua.
Lo hai lì per te.
E tu tessi tranelli?
Guardalo e ti innamorerai.
Non pensare a che giorno è.
Pensa ad amare.
Tocca quell’uomo malato.
Tocca Gesù.
I giorni sono fatti per amare.
Un Dio che è amore non può non avere un corpo.
Perché si ama con le mani e con la bocca.
Per guarire, per chiamare.
Non c’è salvezza, non c’è amore, se si sta alla giusta distanza, nei giorni giusti.
Solo l’amore è giusto.
Di Don Mauro Leonardi