Caracas sotto massima tensione questa notte, dopo un attacco in elicottero contro sedi istituzionali nel centro della capitale venezuelana, messo a segno da un poliziotto ribelle che ha chiesto su Instagram le dimissioni del presidente Nicolas Maduro e l’unione contro il governo del popolo e delle forze armate.
Intorno alle 18 di ieri (mezzanotte in Italia) un elicottero della Polizia scientifica ha sorvolato a bassa quota il centro della città: nelle numerose fotografie pubblicate sui social si vede su uno dei suoi lati una bandiera con lo slogan “Libertà 350”, in allusione a un articolo della Costituzione venezuelana che autorizza la rivolta contro autorità antidemocratiche.
Come è stato poi ricostruito dal ministro della Comunicazione, Ernesto Villegas, l’elicottero si è diretto prima al ministero degli Interni – dove si svolgeva un incontro con la stampa – e poi alla sede del Tribunale Supremo di Giustizia. Dal velivolo sono stati sparati vari colpi di arma da fuoco e lanciate quattro granate, ma non si sono registrati feriti.
Il responsabile dell’azione è stato Oscar Rodriguez, un agente della Brigata di azioni speciali (Bae) della Polizia scientifica con più di 15 anni di esperienza, che in un manifesto pubblicato su Instagram ha detto di rappresentare “una alleanza di funzionari militari, poliziotti e civili, alla ricerca di un equilibrio e contro questo governo transitorio e criminale”.
Il ministro Villegas ha definito l’attacco un “atto terrorista” che fa parte di una “offensiva insurrezionale della destra estremista”, con l’appoggio della Cia. Dopo l’incidente, un forte spiegamento militare, con carri armati leggeri e posti di blocco, è stato istallato intorno a Palacio Miraflores, la residenza presidenziale. Rodriguez non è stato ancora catturato.
L’attaco in elicottero, inoltre, è giunto al termine di una giornata già segnata da una forte tensione, che si è aperta con un bilancio di due morti – un agente della Guardia nazionale e un manifestante 17enne – dopo una notte di caos e saccheggi ad Aragua e si è chiusa con l’esautoramento definitivo della Procuratrice Generale, Luisa Ortega Diaz – critica con il governo – da parte del Tribunale supremo.
Fonte www.avvenire.it
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