Ci consideravano un po’ pazzi, Signore, e Tu lo sai bene, quando nelle notti serene e chiare ci perdevamo a guardare le stelle. Nel cielo buio sono piccole luci e lontanissime le stelle, ma sono luce nel buio e luce nel buio infinito dell’universo.
E la nostra speranza ci tremava nel cuore come il tremolare delle stelle in quelle lunghe notti di attesa sotto il loro brividìo, freddo e lontano.
Forse noi siamo stati la lunga e terribile attesa di tutta l’umanità. Si è riversata nell’anima nostra l’attesa del mondo, come i fiumi si allargano e fanno l’oceano.
Hai messo nel nostro destino il Mistero dell’umanità che aspetta. Non sapevamo bene che cosa e nemmeno perchè, eppure eravamo lì ad aspettare.
E ormai sapevamo che il segno sarebbe venuto. Noi lo avremmo visto e l’avremmo seguito. Null’altro abbiamo pensato: chi aspetta, Signore, chi è nell’attesa, non gli importa di sapere che cosa dopo sarà. Gli importa soltanto di ciò che sta aspettando. Questa misteriosa attesa così unicamente Amore…
Tutto era pronto. Perchè le nostre anime erano pronte. L’ultima sera abbiamo sellato i cammelli. Sentivamo la terra come quando, al mattino dopo, sboccia la primavera. Qualcosa d’imminente. La pienezza dei tempi.
E quella notte non ci ha sorpresi, Signore, l’apparire della tua stella misteriosa e strana e bellissima, lassù e dentro l’anima nostra.
Siamo saliti sui nostri cammelli e abbiamo preso la strada del deserto, con dolce serenità, come se fossimo in viaggio da sempre.
E’ facile venirti dietro, Signore, quando è da anni che si è ad aspettarti e da millenni ci gonfia il cuore il bisogno di Te.
La strada è stata lunga ma forse anche breve, forse nemmeno si è stati in cammino giorni e notti senza fine, perchè andare in cerca di Te e sapere che Tu ci sei è già come averti trovato, è già come possederti.
Perchè a Gerusalemme quei sacerdoti sapienti che leggevano grossi libri e sapevano tutto di Te, fino a conoscere il luogo esatto dove eri nato e il tempo preciso, non Ti cercavano affatto? Ci sembrò perfino che nemmeno Ti aspettassero, eppure sapevano tutti di Te.
Ti confessiamo, Signore, che è stato il momento più penoso, quasi di smarrimento, e abbiamo sentito come assurda quella fatica di tutto il viaggio.
Forse, Signore, ora che ci pensiamo, hai spento a quel punto il miracolo della tua stella perchè fossero quei tuoi sacerdoti del tempio a guidarci da Te? Ci dispiace, ma loro ci dissero soltanto parole.
Una povera casetta. Una Mamma. Un Bambino. I vicini non sapevano nulla. Ma la stella brillava di luce infinita su quella povera casetta e nell’anima nostra. E luce splendeva intorno a quel Bambino, uguale alla luce del primo giorno del mondo.
Ti abbiamo deposto ai piedi, Gesù, i nostri doni. Non erano qualcosa, erano tutta la nostra ricchezza. E con noi abbiamo portato nella nostra terra il tesoro della Tua povertà. Poveri siamo ritornati, ma infinitamente ricchi di Te.
(Vangelo di Mt. 2, 1-12)
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