Alla commemorazione sono attese 50 mila persone – per l’Italia la Presidente della Camera Laura Boldrini – , tra cui l’ex presidente Usa Bill Clinton, i presidenti di Slovenia, Croazia, Montenegro, i primi ministri di Turchia, Albania e Serbia, la regina Noor di Giordania, oltre a numerosi ministri degli esteri.
Le atrocita’ commesse nella citta’ bosniaca con il massacro di 8.372 uomini e bambini musulmani commesso dalle forze serbo-bosniache al comando del generale Ratko Mladic: oggi giornata di lutto nazionale in tutta la Bosnia-Erzegovina.
Lo ha deciso all’unanimita’ il governo federale a Sarajevo, su proposta del premier Denis Zvizdic. Sabato a Srebrenica (est della Bosnia) sono in programma commemorazioni solenni per le migliaia di vittime, con la partecipazione di numerosi leader e rappresentanti internazionali e alla presenza prevista di oltre 50 mila persone.
Sarà l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton a guidare la delegazione americana alle commemorazioni per il 20/o anniversario del massacro si Srebrenica sabato in Bosnia-Herzegovina. Lo ha annunciato il presidente Barack Obama. Della delegazione farà parte anche la ex segretario di Stato Madeleine Albright insieme con alcuni membri del Congresso. La guerra in Bosnia (10992-1995) fu centrale nella politica estera dell’ allora presidente Clinton che aveva al suo fianco proprio Madeleine Albright alla guida del dipartimento di Stato.
“Spetta all’Unione europea – ed in primo luogo all’Italia, così vicina geograficamente e culturalmente – sostenere la Bosnia in questo percorso” di superamento delle attuali tensioni con la Serbia, di integrazione europea e di sviluppo economico. Lo ha detto la presidente della Camera
“Vent’anni fa – ha detto Boldrini – l’Europa intorpidita osservava con distacco le vicende che si svolgevano a pochi chilometri dai propri confini. L’Italia, che pure solo il Mar Adriatico separa dai territori della Jugoslavia ormai in disgregazione, aveva accolto un numero limitato di rifugiati e non subiva – a differenza di altri Paesi come la Germania, la Svezia, l’Austria – l’impatto dell’afflusso di decine di migliaia di persone in fuga”. Boldrini ha ricordato di essere, allora, funzionaria Onu del Programma alimentare mondiale, e di aver “potuto apprezzare gli sforzi di una parte della popolazione italiana che aveva saputo dar prova di grandissima generosità, raccogliendo fondi e beni di prima necessità per le persone in fuga all’interno e dalla ex Jugoslavia”.
Inoltre “numerosi italiani si impegnarono in prima persona per la pace, cercando di promuovere il dialogo tra esponenti della società civile dei diversi gruppi etnici e di tenere viva l’attenzione dei decisori in Italia ed in Europa”. Tuttavia “in quel luglio del 1995, la comunità internazionale non agì per fermare il massacro di oltre ottomila uomini, ragazzi e bambini; non agì per impedire la caccia all’uomo tra i boschi che separavano Srebrenica da Tuzla; non agì per evitare le violenze e gli stupri di centinaia di donne; non agì per far sì che non avvenisse la pulizia etnica – termine che fu coniato proprio in quegli anni dagli aguzzini – di Srebrenica e delle zone circostanti”. “Oggi, dunque – ha proseguito il presidente della Camera -, sta a tutti noi, esponenti delle istituzioni dei Paesi occidentali e semplici cittadini, riconoscere la nostra corresponsabilità per quanto accadde a Srebrenica”. “Tutte le ferite, però, vanno rimarginate – ha detto ancora Boldrini – e per farlo, occorre che i responsabili dei crimini commessi in Bosnia-Erzegovina siano assicurati alla giustizia, sia internazionale che nazionale”. Tuttavia, ha ricordato Boldrini, permangono le tensioni tra Bosnia e Serbia. “Tensioni che non dovrebbero avere ragione d’esistere – ha aggiunto – in una Bosnia-Erzegovina ormai avviata verso l’integrazione europea. Vent’anni fa, questo sarebbe stato impensabile. Oggi, spetta all’Unione europea – ed in primo luogo all’Italia, così vicina geograficamente e culturalmente – sostenere la Bosnia in questo percorso, spronando anche le istituzioni bosniache ad avviare le riforme necessarie per superare lo stallo post-Dayton e per offrire, con la crescita economica, le opportunità che permettano ai giovani di costruirsi una vita reale”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Ansa
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