«La notte di Natale è profondamente legata alla grande veglia notturna della Pasqua, quando la redenzione si compie nel sacrificio glorioso del Signore morto e risorto. Lo stesso presepio, quale immagine dell’incarnazione del Verbo, alla luce del racconto evangelico, allude già alla Pasqua ed è interessante vedere come in alcune icone della Natività nella tradizione orientale, Gesù Bambino venga rappresentato avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia che ha la forma di un sepolcro; un’allusione al momento in cui Egli verrà deposto dalla croce, avvolto in un lenzuolo e messo in un sepolcro scavato nella roccia» (Benedetto XVI, Udienza generale, 5 gennaio 2011).
Non solo la tradizione iconografica orientale, ma in parte anche quella occidentale ha spesso posto in stretta relazione la nascita di Gesù con la sua morte redentrice. Così, piuttosto frequente – soprattutto in alcuni secoli – è stata la rappresentazione del Bambino Gesù che gioca con gli strumenti della Passione, o, più comunemente, che dorme adagiato su una croce. Pare che proprio quest’ultima immagine fosse molto cara a San Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti, che ne curò la diffusione ed il culto, e che ne conservava una nella sua povera celletta.
L’immagine del Bambin Gesù addormentato sulla croce – una piccola scultura in cera, grande più o meno venti centimetri – era, per tutto l’anno, sulla scrivania di Papa Pacelli. Alla sua morte, l’immagine fu donata da Suor Pascalina Lehnert alla Famiglia Spirituale «L’Opera», che ora la conserva nella sua casa di Bregenz, in Austria, e che gentilmente ci concede l’uso delle immagini, riservandosi ogni diritto quanto alla riproduzione.
A quella statua, dunque, Pio XII dovette molte volte rivolgersi, con uno sguardo, con la preghiera, nelle sue molte ore di lavoro. E la contemplazione di quella immagine sulla sua scrivania chissà quante volte avrà aiutato la preghiera del Papa, irrobustendo la sua vita interiore, alla quale egli attingeva per donare alla Chiesa tutta. Probabilmente – si può immaginare – gli saranno venute in mente la parole dell’inno dei Vespri dal Breviario dell’Avvento: «Ad crucem e Virginis sacrario intacta prodis victima. Dal grembo della Vergine, quale vittima innocente, cammini verso la croce».
Oggi questa immagine può aiutare anche noi a meditare sul mistero del Dio bambino «venuto a scontare l’error», come recita un canto della nostra tradizione. Scrive Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, grande innamorato del Natale: «L’Eterno Padre disse a Gesù bambino nell’istante della sua concezione queste parole: “Sappi che non sei più tuo, ma sei dell’uomo”». Così tanto Gesù fu dell’uomo – così tanto fu nostro – da farsi mettere sulla croce. A questo estremo lo condusse l’amore che già lo aveva spinto a farsi uomo per noi.
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