Per la beatificazione di Pio XII «manca un miracolo attribuito alla sua intercessione».
Lo ha reso noto l’arcivescovo Marcello Bartolucci, segretario della Congregazione delle cause dei santi, intervenendo alla giornata commemorativa del sessantesimo anniversario della morte di Eugenio Pacelli, promossa a Onano. «Finora non è mai stata condotta un’indagine canonica su diverse grazie e presunti miracoli a lui attribuiti» ha spiegato, ricordando che «il fatto che il miracolo per la canonizzazione ritardi, non vuol dire che la santità di Pio XII sia una santità debole: nelle beatificazioni e nelle canonizzazioni non sempre i tempi di Dio coincidono con i nostri tempi». Del resto, ha aggiunto l’arcivescovo, «per la beatificazione di Pio XII non basta ricordarlo, studiarlo, ammirarlo, lodarlo. È necessario invocarlo. I casi dolorosi e disperati della vita sono tanti. Basterebbe fare un giro in ospedale». Perciò «se da oggi rivolgiamo qualche invocazione in più a Pio XII aiuteremo concretamente la sua causa di beatificazione».
E un’ulteriore sollecitazione è arrivata proprio da Papa Francesco che, nel telegramma inviato a firma del cardinale segretario di stato Pietro Parolin per l’incontro di Onano — il paese dove il giovane Pacelli trascorreva l’estate — lo ha definito «grande figura di pastore, sincero amico dell’umanità e fedele servitore del Vangelo, ai cui valori richiamò incessantemente gli uomini di buona volontà».
L’auspicio del Pontefice è che devoti ed estimatori di Pio XII, «sostenuti dal suo esempio cristianamente eroico, possano proseguire con fortezza e fiducia nella testimonianza della fede e della carità, diventando strumenti di quella pace, fondata sulla giustizia, che non cessò mai di invocare per il mondo».
L’arcivescovo Bartolucci ha fatto il punto sulla causa di beatificazione, partendo dalla constatazione che «Pio XII godette fama di santità sia in vita che negli anni successivi alla morte». E la sua tomba, in San Pietro, è stata «visitata da un numero incalcolabile di persone» per ricordare «la sua opera di pastore e di benefattore della Chiesa e dell’umanità in anni terribili; il suo spirito di preghiera e la sua attenzione alle diverse categorie della Chiesa e della società; la sua dottrina e il suo magistero, attento alla complessità dei nuovi tempi». Ma, ha aggiunto, senza dimenticare «soprattutto la santità della sua vita, la sua evidente unione con Dio, la sua carità e tutte le altre virtù cristiane».
Tutto questo, ha rilevato, a fronte di «una campagna denigratoria» con accuse soprattutto per il «suo operato in tempo di guerra» che sarebbe stato caratterizzato da «silenzio e indifferenza davanti alle sofferenze del popolo ebraico». Tuttavia, ha spiegato il segretario della Congregazione delle cause dei santi, «si trattava di vere e proprie calunnie che alzarono un gran polverone» ma «non ebbero alcun influsso sulle deposizioni dei testimoni del processo canonico e furono facilmente respinte dagli storici veri e imparziali, mentre gli sprovveduti, i disinformati e i prevenuti ideologicamente ebbero i loro tentennamenti e i loro scivoloni». Anche «i testimoni del processo canonico fanno spesso riferimento al clima ostile artificiosamente creato contro Pio XII, ma sono categorici nel confermare la loro venerazione nei confronti del Papa».
Oltretutto, ha ricordato l’arcivescovo, la Santa Sede ha anticipato l’apertura dei suoi archivi, creando anche un gruppo di studiosi per esaminare e catalogare i documenti riguardanti Pacelli e il suo operato durante la seconda guerra mondiale. «Ne risultarono 12 volumi di complessive 7998 pagine (Actes et documents du Saint Siège relatifs à la Seconde Guerre Mondiale) — ha spiegato — che assieme a diverse monografie di studiosi, testimoni diretti dei fatti del periodo hitleriano, misero in luce la prudenza e la carità del Papa ed evidenziarono quanto fossero inattendibili le pubblicazioni a lui contrarie».
L’arcivescovo Bartolucci ha inoltre fatto presente che tra coloro che non avevano «bisogno di ricerche d’archivio e di studi storici per conoscere il vero volto e il vero cuore di Pio XII c’era certamente Paolo VI». Fu proprio Papa Montini a promuovere insieme le cause di beatificazione dei suoi predecessori Pio XII e Giovanni XXIII. Riguardo all’iter condotto per Pacelli, il segretario della Congregazione delle cause dei santi ne ha ripercorso i tratti salienti. Con una considerazione conclusiva: «La storiografia contemporanea si sta ormai orientando a una lettura più serena e obiettiva del pontificato e della persona di Pio XII. D’altra parte il riconoscimento ufficiale delle sue virtù eroiche parla chiaro e in modo definitivo sulla sua esemplare fedeltà al Vangelo e alla missione della Chiesa».
L’Osservatore Romano, 20/21 Ottobre 2018