Si chiama “Protocollo per l’assistenza integrale delle persone con diritto all’interruzione legale della gravidanza” ed è stato pubblicato in una delle sezioni del sito web del Ministero della Salute, in Argentina. Consultabile al link, il protocollo è, in sostanza, una disposizione volta a rendere ancora più facile, ampliandone la casistica, la pratica abortiva nelle strutture pubbliche e private. La pubblicazione on line non è passata inosservata alla Conferenza episcopale locale, che ha espresso immediatamente la sua preoccupazione.
Ministero non può promuovere l’aborto senza una legge specifica
“Ci troviamo davanti ad un caso molto raro – ha spiegato mons. Héctor Rubén Aguer, arcivescovo di La Plata – perché, senza la mediazione di una legge specifica, da un giorno all’altro, un organismo del governo nazionale promuove l’aborto in tutto il Paese”. Cosa implica la pubblicazione di tale documento sul web?, si chiede il presule: “Significa che il Capo di Stato lo ha approvato? Oppure lo ha approvato il Ministero stesso? Chi se ne assume la responsabilità?”
Informare le gestanti sulle alternative all’aborto
“Questo protocollo – continua l’arcivescovo – parla di ‘diritto all’interruzione legale di gravidanza’, ma lo fa senza chiarirne le circostanze”. Inoltre, sottolinea mons. Aguer, si cita il “consenso informato, però non si suggerisce di informare la gestante sulla possibilità di tenere il bambino per poi darlo in adozione, oppure sulle tante iniziative che possono aiutare una donna a portare a compimento la gravidanza”. “Si presenta, quindi, un principio perverso – continua l’arcivescovo di La Plata – in base al quale la vita del bambino non vale niente”.
Riconoscere ai bambini il diritto a nascere
Un ulteriore elemento di allarme riguarda il fatto che “non si indicano scadenze specifiche per praticare l’aborto. Ma questo come è possibile?” si chiede mons. Aguer, dal momento che “la Costituzione nazionale ed il Codice civile affermano che la vita ha inizio sin dal concepimento”. Non si può “concedere alla madre il diritto di eliminare il figlio e, allo stesso tempo, non riconoscere il diritto del figlio a nascere”, spiega ancora il presule.
Tutelare l’obiezione di coscienza
Cruciale, poi, la questione dell’obiezione di coscienza: il Protocollo, infatti, indica l’obbligo di praticare l’aborto. In pratica, una struttura sanitaria non può rifiutarsi di attuare un’interruzione volontaria di gravidanza, se richiesta, e se un medico è obiettore di coscienza ha l’obbligo di cercare un sostituto o, in sua assenza, di praticare ugualmente l’aborto. “Ma questa è una cosa inconcepibile”, ribadisce l’arcivescovo argentino.
Un embrione è una persona umana
“Affermiamo ancora una volta – conclude mons. Aguer – il diritto dei nascituri a venire alla luce. Un embrione è una persona umana sin dal primissimo grado di sviluppo ed i diritti umani valgono anche per lui”; perciò “non esiste il diritto della madre, né di nessun altro, ad ucciderlo”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana