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Vescovi Ghana condannano la persecuzione dei cristiani

Porre fine alla persecuzione dei cristiani, in Africa e nel resto del mondo, e tutelare i diritti dei migranti: sono questi i punti principali della dichiarazione congiunta diffusa dalla Conferenza episcopale del Ghana e dal Consiglio cristiano del Paese. Il documento è stato pubblicato al termine dell’Incontro annuale tra i due organismi svoltosi ad Accra e durante il quale si è riflettuto sulle questioni che destano particolare preoccupazione nella nazione.

Forte condanna all’atrocità delle persecuzioni contro i cristiani
Riguardo all’oppressione dei cristiani nel mondo, i vescovi cattolici e gli esponenti cristiani esprimono “rammarico e dolore per la sistematica e persistente persecuzione ed uccisione dei cristiani nel continente africano ed in altre parti del mondo, a causa di gruppi terroristici islamici”. Di qui, “la forte condanna di tali atrocità” e l’appello a tutti i fedeli affinché “preghino per la fine di tali insensate uccisioni”. Allo stesso tempo, cattolici e cristiani esprimono apprezzamento per l’esortazione lanciata dall’Imam capo del Ghana, Usumanu Nuhu Sharubutu, alle comunità islamiche locali affinché vigilino contro l’infiltrazione di ideologie estremiste e di gruppi come Boko Haram ed Al Qaida. “Come ghanesi – si legge nella dichiarazione congiunta – dobbiamo continuare a vivere in pace ed in armonia gli uni con gli altri, astenendoci da ogni gesto o atteggiamento che possa portare a conflitti etnici, religiosi o politici”.

Tutelare migranti e promuovere politiche ed economie efficaci in Africa
Quindi, gli esponenti cattolici e cristiani esprimono la loro preoccupazione per “i tanti migranti africani che muoiono nei deserti del continente e nel Mar Mediterraneo” e chiedono “a tutti gli Stati ed ai governi africani di avviare misure efficaci per fermare” simili tragedie. Allo stesso tempo, le istituzioni locali vengono esortate “a fare tutto il possibile per creare le necessarie opportunità politiche, socio-economiche, ambientali ed occupazionali” per contrastare “la disoccupazione giovanile dilagante”. E gli stessi giovani africani sono incoraggiati a “restare nei loro Paesi di origine ed a lavorare duramente per guadagnarsi il pane quotidiano”, senza pensare che “l’Europa ed altre nazioni al di fuori dell’Africa garantiscano, automaticamente, tutti i comfort”.

Non dimenticare contributo della Chiesa al settore dell’educazione
Un altro punto focale della dichiarazione congiunta riguarda la collaborazione tra Stato e Chiesa nel settore dell’educazione: al riguardo, i firmatari lamentano la mancanza di un documento ufficiale che regoli tale collaborazione, richiamando il grande lavoro portato avanti, nel corso degli anni, da istituti ed enti religiosi, i quali hanno garantito “una formazione morale integrale agli studenti”. Ignorare, da parte dello Stato, un simile contributo alla formazione del Paese è “ingiusto e riprovevole” ed è urgente, quindi, firmare un documento che ne riconosca l’importanza.

Allarme per la grave crisi economica del Paese
Ampia parte del documento, poi, è dedicata alla precaria situazione economica del Ghana: cattolici e cristiani si dicono preoccupati per la debolezza del sistema assicurativo sanitario, esprimono dubbi sulla sua effettiva sostenibilità, lamentano il collasso delle strutture e chiedono al governo più trasparenza sull’argomento ed un maggior coinvolgimento di tutte le parti interessate. “Le istituzioni cattoliche e cristiane – ricordano inoltre i firmatari – sono state pioniere nel campo dell’assicurazione sanitaria ben prima che essa venisse adottata come politica nazionale”. A destare l’allarme, poi, è l’alto livello di indebitamento del Ghana, con la conseguente “instabilità e precarietà dell’economia nazionale” e la “chiusura sistematica e graduale delle industrie” locali. “Nonostante le promesse del governo – si legge nel testo congiunto – per quasi tre anni non abbiamo visto alcun miglioramento; per questo, condanniamo decisamente la mancanza di soluzioni pratiche all’attuale crisi economica”, perché tale carenza “non fa alcun bene al Paese”.

Uscire dallo stallo della riforma costituzionale
In ambito legislativo, invece, cattolici e cristiani auspicano “l’introduzione di normative appropriate per affrontare le sfide dello sfruttamento petrolifero e della produzione”, ricordando che “il Ghana ed i suoi cittadini devono esserne i principali beneficiari”. Nuove soluzioni vengono richieste anche per il processo di riforma della Costituzione, attualmente in fase di stallo: in particolare, i vescovi e gli altri esponenti cristiani lamentano scarse informazioni, da parte delle istituzioni, sulla situazione in atto e chiedono, quindi, maggiore trasparenza affinché tutto il Paese possa partecipare attivamente a tale percorso.

Preghiera per la pace e l’unità nazionale
Un ultimo paragrafo viene dedicato alle elezioni generali, in programma in Ghana nel 2016: la dichiarazione congiunta lancia un appello alla Commissione elettorale affinché si adoperi, al più presto, per coinvolgere tutte le parti in causa nel cammino di preparazione alle consultazioni, avviano un processo di riforma elettorale e creando un registro dei votanti, insieme al numero di circoscrizioni necessarie. “Il 2016 sembra lontano, ma non lo è – prosegue il documento – Perciò, esortiamo la Commissione elettorale ad agire velocemente”. Infine, la dichiarazione congiunta si conclude con una preghiera al Signore affinché doni al Ghana “pace, amore e comunione”. (I.P.)

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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