Mons. Santos, presidente della Commissione per la cura dei migranti: “È arrivato il tempo alleviare le sofferenze di tutti gli altri. Il governo non li abbandoni”. Almeno 3.800 lavoratori filippini sono in carcere all’estero, 90 dei quali nel braccio della morte, 41 in Malaysia e 27 in Arabia Saudita. Due giorni fa Joseph Urbiztondo, detenuto per 25 anni in Kuwait, è riuscito a pagare il “prezzo del sangue” e ad avere salva la vita.
È arrivato “il momento di agire per liberare i lavoratori filippini detenuti all’estero e portarli a casa sani e salvi”. È l’appello che ha rivolto al governo di Manila mons. Ruperto Santos, vescovo di Balanga e presidente della Commissione episcopale per la cura dei migranti, cha ha chiesto alle autorità di prendere ogni provvedimento affinché “non sia prolungata la loro agonia e il loro dolore”.
Le parole di mons. Santos arrivano poche ore dopo il ritorno a casa di Joseph Urbiztondo, lavoratore filippino detenuto per 25 anni in Kuwait, che è riuscito a pagare il “prezzo del sangue” e ad avere salva la vita. L’uomo era stato accusato di aver ucciso un collega bangladeshi. Urbiztondo, che ha sempre dichiarato di non avere nulla a che fare con l’omicidio, ha dovuto pagare 26mila dollari alla famiglia della vittima per essere scagionato.
“Dovremmo imparare da questa situazione – ha detto mons. Santos –. Siamo contenti per quello che è successo a Urbiztondo. Egli ha sofferto molto. Siamo grati a Dio per il fatto che sia stato liberato, sia vivo e ora sia con coloro che lo amano”.
Secondo il Dipartimento degli affari esteri filippino, i lavoratori emigrati all’estero sono circa 10 milioni, di cui 2,2 milioni in Arabia Saudita. Almeno 3.800 di loro sono in carcere, 90 dei quali nel braccio della morte. Di questi, 41 sono in Malaysia e 27 nel regno saudita.
Non tutti riescono a salvarsi come Urbiztondo: il 30 dicembre scorso, Joselito Lidasan Zapanta, piastrellista di 35 anni, è stato decapitato in Arabia Saudita per non aver pagato il “prezzo del sangue”.
Secondo mons. Santos, questa situazione non può continuare ad essere gestita senza l’impegno costante delle autorià, e il governo filippino deve ideare una strategia per accorciare le sofferenze dei propri lavoratori all’estero: “Il governo dovrebbe assisterli e aiutarli, ora e sempre”.
Redazione Papaboys (Fonte www.asianews.it)