Al Sinodo la testimonianza delle famiglie pakistane raccontata dal vescovo di Faisalabad, mons. Joseph Arshad, che, al microfono di Paolo Ondarza,parla anche dei tanti cristiani perseguitati e di Asia Bibi, la donna nel braccio della morte dal 2010 per l’ingiusta accusa di blasfemia:
R. – Prima di tutto voglio ringraziare il Santo Padre e la Chiesa perché l’indizione di questo Sinodo significa amore per la famiglia e nella famiglia siamo tutti.
D. – Come vivono le famiglie in Pakistan?
R. – In Pakistan ogni giorno è una sfida per la fede, per le famiglie cristiane perché la maggioranza è musulmana, ma ringraziamo il Signore che le nostre famiglie sono ancora unite e sono forti nella fede.
D. – Che testimonianza offrono al resto delle famiglie del mondo?
R. – Quella di una famiglia che vive insieme, una famiglia che ha amore tra i suoi membri, una famiglia che dà testimonianza di amore a tutta le gente in Pakistan. L’ambiente in cui viviamo è a maggioranza musulmana.
D. – Questo richiede anche una testimonianza coraggiosa, un andare contro corrente che può essere d’esempio per le nostre culture occidentali…
R. – Sì, perché noi viviamo in famiglie estese: nonni, nonne, fratelli, sorelle, una famiglia che vive insieme… Non c’è solo la coppia che vive con i propri bambini, ma abbiamo la cultura dell’essere insieme. Quindi il legame famigliare è molto forte.
D. – E’ arrivata la notizia del peggioramento delle condizioni di salute di Asia Bibi…
R. – Possiamo pregare per Asia Bibi che sta lottando per la fede, sta lottando per la condizione umana: una donna che è falsamente accusata e speriamo che verrà il giorno in cui sarà rilasciata.
D. – Lei ha notizie di Asia Bibi…
R. – No, personalmente no.
D. – La sua testimonianza rispecchia la condizione di altri cristiani?
R . – Sì, questo caso è noto al mondo, ma ci sono tanti casi che non sono conosciuti e la Chiesa sta lottando per questo e per aiutare gli altri che sono più nascosti.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)