Un evento di grande rilevanza nel cammino ecumenico: ieri, nella Basilica di San Pietro sono stati celebrati per la prima volta i Vespri Anglicani. A presiederli l’arcivescovo anglicano David Moxon, direttore del Centro Anglicano di Roma. Mons. Artur Roche, segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha invce tenuto l’omelia. Philippa Hitchen ha chiesto un commento al vescovo anglicano David Hamid che ha preso parte alla celebrazione:
R. – This is building on what I think popes and archbishops have been saying for …
Questo significa costruire su quello che Pontefici e Arcivescovi (anglicani ndr) stanno dicendo da anni, e che la Commissione Arcic ha ripreso: possiamo pregare insieme. La preghiera comune, la preghiera quotidiana della Chiesa è un elemento che ci unisce: si rifà alle nostre comuni radici benedettine e, come è stato sottolineato nel sermone, noi, la Chiesa anglicana, dobbiamo molto alla missione benedettina inviata da Papa Gregorio. Venire qui e cantare secondo la nostra tradizione liturgica, eredità dei Benedettini, recarci sulla tomba di San Gregorio e lì recitare le preghiere finali, è stato un momento ecumenico molto commovente e significativo.
D. – Cosa significa per lei, come vescovo anglicano, celebrare per la prima volta qui, alla Cattedra di San Pietro?
R. – It’s something I would never have imagined five years ago, certainly not ten …
Non lo avrei mai immaginato cinque anni fa, certamente non 10 anni fa! E’ un’apertura bellissima: siamo riconoscenti per la vicinanza tra le nostre tradizioni, che sta diventando sempre più visibile e che rende possibile questo tipo di preghiera comune. Dall’altro lato, è stato anche molto naturale trovarsi nella casa di Dio, in questo grande e santo luogo sulla tomba di Pietro e pregare insieme i Vespri. Quindi, due aspetti incredibilmente stupefacenti eppure, allo stesso tempo, anche un evento assolutamente normale se riferito a quello che i cristiani dovrebbero fare insieme.
D. – Significativamente, questo è avvenuta nell’anniversario dell’elezione di Papa Francesco …
R. – Yes: I mean, I think that’s probably for Anglicans, certainly, we consider that …
Sì: direi che probabilmente, anzi, certamente noi anglicani la consideriamo quantomeno una felice coincidenza: infatti, tutto il calore che ci abbiamo messo nel corso degli anni, sembra concretizzarsi nella sua persona e nella sua apertura ai rapporti e al dialogo ecumenico; a partire dalla visita resa alla nostra parrocchia di Roma, qualche settimana fa, questo è un ulteriore passo che avvicina le nostre due comunioni nella preghiera e che manifesta al mondo che siamo Uniti in Cristo.
Sull’importanza di questa celebrazione, a cinque mesi dalla celebrazione comune dei Vespri presieduta da Papa Francesco e dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby nella Basilica di San Gregorio al Celio, sempre Philippa Hitchen ha intervistato mons. Artur Roche, segretario del dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti:
R. – I think the most significant thing is that it retraces steps which were made …
Mi sembra che l’aspetto più importante è che si ripercorrano passi che erano già stati fatti nel VI secolo, per l’evangelizzazione dell’Inghilterra. Il patrimonio che fu costruito in quell’epoca e nel corso di tanti anni, in un certo senso è tornato tutto questa sera [ieri] a rendere omaggio a Papa San Gregorio, conosciuto come apostolo dell’Inghilterra – Apostolus anglorum. Credo che sia stato un bellissimo tributo da parte della Chiesa anglicana, proprio nell’anniversario dell’invio da parte di Gregorio del monaco Agostino in Inghilterra.
D. – E’ stata una bella celebrazione della tradizione musico-liturgica inglese. Quale impatto pensa possa avere, a lungo termine, sul dialogo tra cattolici e anglicani? Può essere utile a più ampi propositi nel dialogo tra i due?
R. – Yes, I think it can, because again – as Pope Francis said at “All Saints”, quite …
Sì, credo di sì, perché ancora una volta – come l’ha detto anche Papa Francesco quando ha visitato la parrocchia anglicana di Ognissanti a Roma – la teologia, i punti che fanno la differenza non devono essere studiati in laboratorio, in atmosfera controllata; devono essere scoperti in viaggio, fianco a fianco. Nell’atto di pregare insieme c’è un segno della Provvidenza che ovviamente ci induce in modo significativo a riconoscere il nostro battesimo comune e a prendere coraggio da questo. E quanto più si riesce a fare incontrare le persone in questo senso, tanto più si apriranno, si spalancheranno le porte.
D. – Lei è nella Congregazione per il Culto Divino: possiamo aspettarci di assistere sempre più a celebrazioni non cattoliche nella Basilica di San Pietro?
R. – Well, that’s not entirely within my competence, because that’s within the …
Questo non rientra propriamente nelle mie competenze, quanto più in quelle del Consiglio per l’Unità dei cristiani; ma ho l’impressione che quanto accaduto oggi [ieri] non rimarrà un evento unico …
Fonte it.radiovaticana.va