Una Chiesa che riflette l’armonia del canto
“Che bello – ha detto – è pregare tutti insieme i Vespri! Come non sognare una Chiesa che rifletta e ripeta l’armonia delle voci e del canto nella vita quotidiana? E lo facciamo in questa Cattedrale, che tante volte ha dovuto ricominciare di nuovo; questa Cattedrale è segno della Chiesa e di ognuno di noi: a volte le tempeste da fuori e da dentro ci obbligano a buttar giù ciò che abbiamo costruito e cominciare di nuovo, ma sempre con la speranza riposta in Dio; e se guardiamo questo edificio, senza dubbio non ha deluso i paraguayani, perché Dio non delude mai e per questo lo lodiamo con gratitudine”.
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La preghiera non è alienazione: siamo noi le mani di Dio
“La preghiera liturgica, con la sua struttura e la sua forma ritmata, vuole esprimere la Chiesa tutta, sposa di Cristo, che cerca di conformarsi al suo Signore. Ognuno di noi nella nostra preghiera vogliamo diventare più somiglianti a Gesù. La preghiera fa emergere quello che stiamo vivendo o che dovremmo vivere nella vita quotidiana, almeno la preghiera che non vuole essere alienante o solo decorativa. La preghiera ci dà impulso per mettere in atto o verificarci in ciò che recitavamo nei salmi: siamo noi le mani di Dio che «dall’immondizia rialza il povero» (Sal
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Da collaborazione ecclesiale nasce fecondità, divisione è sterile
Nessuno può riprodurre Gesù Cristo nella sua totalità, tutti abbiamo limiti
“Tutti abbiamo limiti, e nessuno può riprodurre Gesù Cristo nella sua totalità, e sebbene ogni vocazione si configura principalmente con alcuni raggi della vita e dell’opera di Gesù, ce ne sono alcuni comuni e irrinunciabili. Abbiamo appena lodato il Signore perché «non ritenne un privilegio essere come Dio» (Fil 2,6), e questa è una caratteristica di ogni vocazione cristiana: chi è chiamato da Dio non si vanta, non va in cerca di riconoscimenti né di applausi effimeri, non sente di esser salito di categoria e non tratta gli altri come se fosse su un piedestallo”.
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Primato di Cristo
“Il primato di Cristo è descritto chiaramente nella liturgia della Lettera gli Ebrei; noi abbiamo appena letto quasi il finale di tale Lettera: “Renderci perfetti come il pastore grande delle pecore” (cfr 13,20-21) e questo comporta riconoscere che ogni consacrato si configura a Colui che nella sua vita terrena, tra «preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime» (Eb 5,7) raggiunse la perfezione quando imparò, soffrendo, che cosa significava obbedire; e ciò fa parte anche della nostra chiamata. Terminiamo di recitare i nostri Vespri; il campanile di questa Cattedrale è stato rifatto più volte; il suono delle campane precede e accompagna in molte occasioni la nostra preghiera liturgica: fatti nuovi da Dio ogni volta che preghiamo, saldi come un campanile, gioiosi di suonare a festa le meraviglie di Dio, condividiamo ilMagnificat e lasciamo che il Signore compia, mediante la nostra vita consacrata, grandi cose nel Paraguay”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana / tweet in tempo reale di Alessandro Ginotta
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