La quotidianità è sempre più invasa da messaggi e stereotipi che invitano ad aumentare la propria attenzione nei confronti dell’estetica e della bellezza. Una bellezza esteriore, spesso evanescente che non si preoccupa abbastanza della moralità e nemmeno della salute umana.
Questo bombardamento incontrollato ed inarrestabile spinge i veri fedeli a porsi delle domande etiche e teologiche, per capire meglio quale sia la corretta visione del fenomeno dal punto di vista cattolico.
Il Beauty Report 2019 diffuso recentemente da Centro Studi Cosmetica Italia mettere in luce quanto il settore della cosmetica stia diventando economicamente sempre più rilevante.
La pubblicazione mette chiaramente in luce un legame stretto con la cultura, i comportamenti, gli atteggiamenti e persino gli umori dei consumatori.
Si parla di un vero e proprio “meccanismo di rispecchiamento” che è diventato un elemento strutturale del settore non comune negli altri settori industriali.
Si era già notato che questo settore cresca senza arresti, anche nei periodi di maggiore crisi, in controtendenza a quasi tutti gli altri. Certamente favorito dal fatto che la cura estetica del corpo non sia più un esclusivo appannaggio del mondo femminile, con interi banchi di crema viso per uomo, rossetto per uomo, profumi per uomo e molto altro di impensabile per una platea di consumo maschile fino a pochi anni fa.
Da qui sorgono i quesiti sull’aspetto etico, sociale e teologico della sopravvalutazione dell’estetica corporea, come se fosse l’unico biglietto da visita socialmente accettabile per avere una buona vita di relazione.
Al paragrafo 2289 del Catechismo della Chiesa Cattolica si insegna che:
“Se la morale richiama al rispetto della vita corporea, non ne fa tuttavia un valore assoluto. Essa si oppone ad una concezione neo-pagana, che tende a promuovere il culto del corpo, a sacrificargli tutto, a idolatrare la perfezione fisica e il successo sportivo. A motivo della scelta selettiva che tale concezione opera tra i forti e i deboli, essa può portare alla perversione dei rapporti umani.”
La fede in Cristo ci porta ad avere cura anche del corpo come dono di Dio, quindi è una cosa buona da amare e rispettare come ogni altra creazione del Padre Eterno. Prendersi cura del proprio corpo è un modo per ringraziare Dio per quanto ci ha donato, finché questo non diventi un’ossessione slegata da ogni profonda riflessione interiore.
Dalla lettura della Sacra Bibbia non si rinvengono trattati specifici sull’uso di accorgimenti estetici (ad esempio cosmetici, gioielli, trattamenti di bellezza ecc…), ma si può scorgere qualche accenno al ricorso ad innocenti trattamenti di bellezza.
Tuttavia la Bibbia non proibisce nemmeno il ricorso a cosmetici od altri ornamenti estetici per il corpo, chiamando in causa il buon senso della persona che voglia vivere in armonia con i dettami di Dio.Prendiamo ad esempio la prima lettera di Pietro:
“Il vostro ornamento non sia quello esteriore – capelli intrecciati, collane d’oro, sfoggio di vestiti – ma piuttosto, nel profondo del vostro cuore, un’anima incorruttibile, piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio” (1 pt. 3,3-4)
Questo è esattamente il messaggio che Papa Francesco non smette di dispensare durante le sue omelie, per ricordarci che anche nei momenti più tristi e bui dell’esistenza terrena non si deve smettere di rivolgere il pensiero critico agli aspetti più profondi.
Anche di fronte alle brutalità della vita non dobbiamo cedere a quella che lui definisce “vanità truccata”, intendendo la via più facile e superficiale con l’illusione di raggiungere la felicità. Ricorrere alle scorciatoie illusorie è la deriva dell’avvicinamento al Signore ed alla salvezza, quando i dettami evangelici insegnano di avere pazienza, sentimento di pietas e di pregare.