Il medico del San Raffaele Maria Antonietta Volontè ci spiega tra le lacrime la vita di Rita Fossaceca. il medico radiologo uccisa in Kenyia durante una brutale rapina. “Curava l’orfanotrofio come fosse la sua famiglia, l’ospedale come fosse il suo ospedale”
“Nel suo cuore c’era l’orfanotrofio e per lei questa doveva essere una grande famiglia”. Forse la sua grande famiglia, visto la cura che metteva nelle cose che faceva: l’attività in Africa e quella all’ospedale di Novara dove lavorava. Della dottoressa Rita Fossaceca, radiologo italiano ucciso in Kenya durante una feroce rapina, ci racconta la dottoressa Maria Antonietta Volonté, medico neurologo dell’Ospedale San Raffaele di Milano, che con lei è stata più volte a Mijomboni 20 chilometri da Malindi, dove Rita ha trovato la morte. “Incredibile la passione per le tutte le attività che la vedevano coinvolta– racconta la dottoressa Volonté – curava l’orfanotrofio come fosse la sua famiglia, così come l’ospedale come fosse il suo ospedale”. Che fosse la sua famiglia lo si capisce anche dal fatto che Rita era entusiasta dei “suoi” bambini perché i “bambini dell’orfanotrofio erano felici, come lei continuava a dire, ma soprattutto avevano prospettive di un futuro dignitoso, educazione e lavoro; questi gli obiettivi di Rita per loro – continua la dottoressa Volonté – li avrebbe seguiti finché non sarebbero stati indipendenti, proprio come una ‘grande famiglia’ e diceva sempre: staremo con voi finché non vi sposerete”.
Nel “Villaggio del Fanciullo” sono accolti 20 orfani tra bambine e bambini, seguiti in tutti le fasi della loro vita, con grande attenzione al fatto che fossero ben vestiti, pur sempre nella sobrietà, che frequentassero la scuola, che fossero soddisfatti tutti i loro bisogni. E tra questi il diritto alla salute. “L’associazione ForLife Onlus è stata creata dal professor Alessandro Carriero nel 2007, primario del Dipartimento di Radiologia dell’ospedale di Novara, primario di Rita, con un inziale intento verso l’ educazione costruendo e sostenendo scuole. Lei subito ha accolto con entusiasmo questa iniziativa e due-tre volte all’anno andava in Kenya per prendersi cura delle attività dell’associazione. Ma il sogno di Rita, poi maturato negli anni, era quello di costruire un orfanotrofio, sogno che si è finalmente realizzato nel 2012, e che oggi ospita 20 bambini. E nel 2014 è nata l’infermeria aperta a tutta la gente del villaggio. “ Quando è stata avviata l’infermeria – racconta la dottoressa Volonté – io ero lì insieme a tutto il gruppo dei volontari di Forlife. Il nostro lavoro consisteva nell’affiancare l’attività del personale locale”.
L’infermeria, dopo pochi mesi, è stata distrutta da un incendio. “Si, ma la sua determinazione ha fatto si che l’attività fosse riavviata, così come è stata. Il lavoro di Rita, e il nostro che la affiancavamo nei brevi periodi di permanenza a Mijomboni, era quello di verificare i bisogni, formare il personale, perché tutto fosse all’altezza del servizio alla popolazione locale”. E proprio nella casa di ForLife Onlus Rita ha trovato la morte. Era in compagnia del padre, della madre, di uno zio sacerdote e di due infermiere italiane. Sono state aggrediti durante una rapina selvaggia. Uomini incappucciati e armati di macete, bastoni e pistole hanno fatto irruzione nella casa. Casualmente anche la dottoressa Volonté era in Kenya in quei giorni, a Nairobi in occasione della visita di Papa Francesco. “Ci siamo scritte spesso durante la settimana scorsa; come procedeva l’attività del “villaggio” e le attività a Nairobi in attesa del Papa. Dopo avere visitato alcune “rescue home “ e case di accoglienza per ragazzi di strada, mi sono congratulata con Rita e con le altre volontarie per l’atmosfera di gioia associata a serena disciplina, ordine, igiene, cura dei particolari, assenza di trascuratezza che permeano il villaggio del fanciullo di Mijomboni e che raramente ho travato altrove”.
E proprio le volontarie di Forlife che hanno subito, insieme a Rita, quella violenza inaudita hanno raccontato alla dottoressa Volonté cosa è accaduto. “Sono entrati in casa 5 o forse 6 persone incappucciate e armate di macete, bastoni e pistole. Hanno cominciato a picchiare ferocemente tutte le persone. Rita, quando ha visto che stavano malmenando con una furia inaudita anche sua madre è corsa in suo aiuto e questo le è stato fatale: un colpo di pistola l’ha centrata al petto. E tutto per un bottino di poco più di 150 euro e le fedi d’oro”.
Redazione Papaboys (Fonte www.famigliacristiana.it)
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