La Via Crucis ha un profondo legame con un luogo che si protende nel cuore di Roma. Questo luogo è il Colosseo, teatro nell’era dell’Impero Romano di spettacoli crudeli con bestie e gladiatori dove è stato versato il sangue dei primi martiri.
La loro testimonianza si lega a quella di tanti cristiani che, in altri frangenti della storia e anche in questo nostro tempo, hanno dato la loro vita per Cristo. La passione di Gesù si rivive nel Colosseo a partire dal XVIII secolo.
Nell’Anno Santo del 1750, indetto da Papa Benedetto XIV, vengono erette in questo luogo 14 edicole e una grande croce. Per volontà dello stesso Pontefice, il 19 settembre del 1756 il monumentale anfiteatro viene consacrato alla memoria della Passione di Cristo e dei martiri. Duecento anni dopo, nel 1959, Giovanni XXIII ripristina il rito della Via Crucis al Colosseo, poi ripreso da Paolo VI nel 1964. Partendo proprio dalle parole di Papa Montini in quell’anno, ripercorriamo le meditazioni di Pontefici che si legano, in particolare, con il tempo attuale scosso dalla guerra.
Fra le diverse famiglie ce ne saranno, insieme, anche una russa e una ucraina. La prima famiglia è quella di cui fa parte Albina, una studentessa del corso di laurea in Infermieristica dell’Università Campus Bio-Medico, mentre la seconda è quella di Irina, un’infermiera ucraina che lavora nel centro di cure palliative “Insieme alla cura”, della Fondazione Policlinico Universitario dello stesso ateneo.
Il Vaticano ha deciso di confermare la loro presenza nonostante sia l’ambasciatore di Ucraina presso la Santa Sede Andriy Yurash, sia l’arcivescovo della Chiesa greco-cattolica ucraina Sviatoslav Shevchuk hanno protestato contro un’idea “inopportuna e ambigua” che “non tiene conto del contesto di aggressione militare russa contro l’Ucraina”.
Quattordici famiglie, 74 partecipanti e alla terza Stazione, quella animata da una famiglia numerosa, oltre dieci persone insieme dietro la croce – un record – anche se il vero “primato” della Via Crucis “familiare” di stasera al Colosseo presieduta da papa Francesco, sembra quello relativo al numero degli autori dei testi.
A fornire suggerimenti, spunti, osservazioni non soltanto le 14 famiglie che si alterneranno lungo il percorso che richiama simbolicamente quello della Passione di Gesù, ma altre decine e decine di coppie e di nuclei familiari, in una prospettiva di compartecipazione e di condivisione secondo lo spirito di Amoris laetitia, nell’anno in cui il Papa ha invitato a riflettere sui temi dell’esortazione postsinodale in vista dell’Incontro mondiale delle famiglie che Roma ospiterà dal 22 al 26 giugno, in sintonia con tutte le diocesi del mondo, secondo una nuova prospettiva multicentrica e diffusa.
Ogni famiglia, certamente, offrirà spunti specifici sulla propria storia. Ma ogni storia richiamerà inevitabilmente quella di tante altre famiglie che, ad ogni latitudine e in diversi contesti sociali, vivono la stessa condizione e le stesse difficoltà. Richiami in parte casuali, in parte voluti, che nascono proprio da questa vastissima partecipazione collettiva e che permetteranno, a tutti coloro che stasera seguiranno la preghiera del Venerdì Santo, di identificarsi con le quattordici famiglie protagoniste. «Quando ci chiedono chi sono gli autori dei testi – osservano Gigi De Palo e la moglie Maria Chiara Gambini, a cui è toccato il compito di coordinare i vari interventi – siamo davvero in difficoltà. Le famiglie che si alterneranno a portare la croce hanno steso il canovaccio dei loro interventi seguendo percorsi diversi.
Chi dopo un’ampia consultazione con altre famiglie, chi sulla base del proprio impegno associativo, chi dopo consigli e suggerimenti raccolti da altri nuclei. Insomma, non c’è stato un criterio comune – osservano ancora – e neppure direttive che le famiglie sono state costrette a seguire. Abbiamo lasciato spazio al “genio familiare” e i risultati ci sembrano molto positivi. Ciò che le famiglie racconteranno stasera nasce davvero dal lavoro di tantissime coppie, di tantissimi genitori e figli». A Gigi e Maria Chiara è toccato poi il lavoro di limatura e di sintesi, una sorta di editing sempre comunque rispettoso delle caratteristiche originali di ciascun testo. Al centro della riflessione proposta in varie Stazioni, problemi importanti, anche laceranti, come quelli di cui parlerà la coppia di anziani senza figli (terza Stazione), oppure la famiglia con un figlio disabile (quinta Stazione), o quella con un genitore malato (settima) e, ancora di più, la coppia che ha perso un figlio (dodicesima).
«Ma non si dica – riprendono i due coordinatori – che questa è una Via Crucis sulla crisi delle famiglie. Abbiamo invece voluto sottolineare che la gioia dell’amore che si vive nelle famiglie, appunto Amoris laetitia, è in grado di trasformare anche le croci più pesanti in percorsi, pur faticosi e difficili, di crescita nella fede e di nuova consapevolezza del proprio ruolo nella Chiesa e nella società». Ecco perché quelli di stasera saranno racconti di verità proposti da coppie e da famiglie che intendono mostrare come, anche nei momenti difficili, c’è la possibilità non di “mettere in piazza” i propri guai, ma di mettersi in gioco, di chiedere aiuto, di trovare sostegno spirituale e modalità concrete di accompagnamento.
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