Ieri sera in una popolare trasmissione televisiva italiana, che pratica generalmente un giornalismo di suggestione (a tratti confuso con quello d’inchiesta), si discutevano i contenuti del best seller del momento, “Via Crucis” di Gianluigi Nuzzi (Chiarelettere), teso a svelare attraverso registrazioni e documenti inediti la difficile lotta di Papa Francesco per cambiare la Chiesa.
Via Crucis sin dalla primissima volta che è stato presentato trionfalmente al grande pubblico, uscirà infatti in 23 Paesi del mondo, è apparso nei termini del tipico libro che, come per Avarizia di Emiliano Fittipaldi, o per l’opera omnia del monsignore polacco Krzysztof Charamsa, ex funzionario della Congregazione per la Dottrina della fede, frutterà certamente grandi somme di denaro all’autore che con giubilo ha desiderato sollevare polveroni di varia natura quando le cose – per la Chiesa di Papa Francesco in rotta verso il Giubileo della Misericordia – iniziavano a volgere finalmente nella giusta direzione. “Quando un giornalista detiene una notizia non deve farsi scrupoli. Essa va pubblicata”, ha detto l’autore del libro ieri sera definendo tra l’altro i vaticanisti “nervosi” davanti ai fatti denunciati nelle ultime ore. Probabilmente, Nuzzi non sa che “vaticanista” non significa essere fan di una squadra; il vaticanista non è un giornalista di parte o assoldato dal Vaticano, lo dimostra il fatto stesso che alla medesima trasmissione ha preso parte un giovane vaticanista italiano del fattoquotidiano.it che in più occasioni si è mostrato non proprio benevolo nei riguardi di talune dinamiche interne all’ambiente della Santa Sede (si pensi alla lunga inchiesta sul super attico). Il vaticanista è un giornalista che segue l’attività della Santa Sede fornendo al pubblico un servizio di informazione tutt’altro che scandalistica. Termini come “inedito”, “esclusivo”, “documenti”, “corvi”, hanno avuto la meglio in questi ultimi giorni, agevolati certamente da due arresti (monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Chaouqui, arrestati dalla Gendarmeria vaticana con l’accusa di essere i nuovi corvi del Papa) che hanno contribuito a tratteggiare una perfetta realtà romanzata alla Dan Brown, rendendo più confusi tutti coloro che stanno provando a riavvicinarsi alla Chiesa cattolica negli ultimi tempi. A tal proposito, nel Libro dei Giubilei 11,11 si legge: “E il principe Mastemà mandò corvi e uccelli perché beccassero il seme che era seminato nella terra, per distruggere la terra e privare i figli degli uomini delle loro fatiche. Prima che essi potessero arare il seminato, i corvi l’avevano già portato via dalla superficie della terra”.
E’ chiaro che dal 13 marzo 2013, e cioè da quando Jorge Mario Bergoglio è stato eletto Successore del Principe degli Apostoli, si sta scrivendo un nuovo capitolo di questo libro millenario, capitolo introdotto da un paragrafo esemplare e inedito – appunto – le dimissioni di Benedetto XVI. Si sa, fare scalpore aiuta il mercato delle vendite, sostenere che la pubblicazione è sorretta a sua volta da documenti ufficiali arrivati caldi caldi dalle stanze vaticane porterà molti, moltissimi lettori ad acquistare questo nuovo libro, che tra l’altro non dice quasi niente di nuovo rispetto a quanto già era stato detto, o addirittura, rispetto a quanto lo stesso Papa Francesco aveva denunciato, si pensi ad esempio al “catalogo delle malattie”. Nel dicembre scorso infatti Papa Francesco nel tradizionale incontro prenatalizio con i suoi più stretti collaboratori nel servizio alla Chiesa ha elencato i 15 mali che colpiscono sovente la Curia allineandosi a quel processo di riforma che era iniziato durante il pontificato precedente. Inoltre, in poco più di due anni di pontificato, l’opera riformatrice del pontefice non si è limitata a denunciare ciò che non andava ma ha raggiunto ottimi risultati innovativi. E’ nata infatti la Segreteria per l’Economia, cioè una sorta di superministero vaticano che vigila sui bilanci di ogni dicastero e ha preso forma definitivamente l’Autorità di informazione vaticana (Aif), organo di controllo interno sul modello di quelli internazionali, per ogni aspetto relativo alla lotta al riciclaggio e al finanziariamento al terrorismo. All’Aif sono poi stati affidati anche compiti di vigilanza relativi alla correttezza degli standard sulla trasparenza adottati in Vaticano. La nuova autorità ha inoltre segnalato movimenti sospetti verificandone l’entità. Lo Ior ha passato al setaccio la propria clientela chiudendo diverse migliaia di posizioni, ha pubblicato i propri bilanci, ha stabilito nuove regole per la gestione dei conti e delle transazioni. Anche se, naturalmente, restano ancora molti nodi da sciogliere, come sottolinea anche Francesco Peloso in “La banca del papa – Le finanze vaticane fra scandali e riforme” (Marsilio), libro dedicato alla riforma dello Ior, ai cambiamenti portati avanti da Papa Francesco in campo finanziario, ai numerosi scandali che hanno costellato la vita della Chiesa e del Vaticano nel rapporto mai semplice con il denaro, sicuramente più consigliabile rispetto a molti altri, non scritto e pubblicato per ragioni di mercato ma perché si ponesse come guida essenziale per comprendere non solo cosa ha portato all’elezione di Papa Francesco, ma la rivoluzione in corso e i possibili risvolti futuri.