Una Via Crucis di solidarietà e preghiera per le donne vittime della tratta. Il 7 aprile la Comunità Giovanni XXIII e la diocesi di Roma attraverseranno le periferie di Roma lungo sette fermate per rievocare i momenti salienti delle 14 stazioni tradizionali.
«Si partirà alle 19,30 percorrendo alcune vie del quartiere romano di Garbatella fino alla chiesa di Santa Francesca Romana – spiega don Aldo Buonaiuto, responsabile del servizio anti-tratta e assistente spirituale della comunità fondata da don Oreste Benzi (di cui quest’anno ricorre il decimo anniversario della sua morte) – Sarà una Via Crucis molto coinvolgente, sentiremo la testimonianza diretta di ragazze che hanno vissuto sulla propria pelle la condizione di vera schiavitù, che anche oggi è drammaticamente presente nelle nostre città, anche se sembriamo non rendercene conto».
Lo scorso agosto papa Francesco ha incontrato a sorpresa, nell’ambito dei «venerdì della Misericordia», venti donne che sono state liberate dalla schiavitù del racket della prostituzione, ospiti della struttura romana della comunità Papa Giovanni XXIII. Sei provengono dalla Romania, quattro dall’Albania, sette dalla Nigeria, e le altre tre rispettivamente da Tunisia, Italia, Ucraina. L’età media delle ospiti è sui 30 anni.
Tutte hanno subito gravi violenze fisiche e vivono protette. Con loro, ad accogliere il Papa, c’erano il responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo Ramonda, don Buonaiuto, due operatori di strada e la responsabile dell’appartamento che si trova nella zona nord di Roma. Sono venti delle 100mila ragazze di strada vittime della tratta e del racket che si vendono per boss, quasi tutti controllati dalla mafia albanese, da Torino a Palermo. Il 36% di loro viene dalla Nigeria, il 22% dalla Romania, il 10,5% dall’Albania, il 9% dalla Bulgaria e il 7% dalla Moldavia.
Le restanti sono ucraine o cinesi. Le italiane (che sempre più spesso lavorano in casa) sfiorano appena l’1%. C’è crisi per tutto. Non per il commercio sessuale. Le statistiche del «Rapporto Globale sul traffico di esseri umani», unite a quelle del Ministero della Giustizia fanno impressione. E così la diocesi del Papa, quindi, torna per la terza edizione, a dare voce alle vittime della tratta e prostituzione coatta attraverso una Via Crucis che unirà fedeli di parrocchie e movimenti e vittime liberate dal racket della prostituzione.
«Quest’anno il corteo, illuminato da numerose fiaccole, passerà in una delle zone più colpite dal turpe mercato della prostituzione coatta – precisa don Buonaiuto – L’evento ha uno scopo ben preciso: la nostra Comunità, presente in quaranta paesi del mondo, è impegnata da oltre trent’anni a dare voce a chi non ne ha. Scendiamo in piazza per le donne che subiscono ogni giorno la violenza di sfruttatori e clienti». E ciò «per elevare con loro un grido di liberazione rivolto a Dio, ma anche alle coscienze di tutti, in particolare di chi ha incarichi istituzionali, perché questo mercato di esseri umani venga fermato».
Il ritrovo è alle 19 ai piedi del «Ponte Settimia Spizzichino» (fermata metro B Garbatella) e ci saranno vari testimonial, molte associazioni ed enti civili e religiosi.
Un’emergenza europea. Secondo i dati del Dutch Policy on Prostitution, osservatorio di Amsterdam: il 75% delle donne presenti nei bordelli olandesi e tedeschi è lì contro la propria volontà. Per questo in Svezia, Finlandia, Norvegia, Islanda, Irlanda del Nord e Francia il «modello nordico» punisce anche il cliente con multe salate. In questo modo in Svezia la prostituzione è diminuita del 65%, in Norvegia del 60%. Anche l’opinione pubblica che prima vedeva la multa come una violazione delle libertà personali oggi ha cambiato idea. «Vi chiedo perdono per tutti quegli uomini che vi hanno fatto soffrire» ha detto il 12 agosto scorso papa Francesco rivolgendosi alle donne aiutate dalla Comunità. «Se qualcuno ti dice che Cristo non è risorto, tu gli puoi dire che Cristo è risorto perché tu ne sei testimone», ha assicurato Francesco a Stefania, una delle ragazze che ha raccontato la sua storia. Ripetuti sono stati in questi primi quattro anni di pontificato i richiami papali alle coscienze per combattere la tratta di esseri umani, che Jorge Mario Bergoglio ha più volte definito come «un delitto contro l’umanità» e «una piaga nel corpo dell’umanità contemporanea, una piaga nella carne di Cristo».
Fonte www.lastampa.it