Sudamerica
La prossima tappa internazionale, come annunciato dal Papa, è l’America latina con Ecuador, Bolivia e Paraguay ed è anche la prima dopo la pubblicazione, prevista per giugno, dell’enciclica sull’ambiente. Sono Paesi che Francesco conosce profondamente. Nel corso del colloquio avuto l’indomani della sua elezione con il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, il Papa aveva sottolineato l’importanza di un dialogo sincero e permanente tra la Chiesa e lo Stato, la centralità della giustizia sociale e il valore della sussidiarietà nella ricerca del bene comune. Aveva inoltre parlato del rispetto delle popolazioni indigene, della loro cultura e della protezione dell’ambiente.
Il presidente ecuadoregno diede in dono a Papa Francesco una riproduzione della Madonna Addolorata venerata in Ecuador, la cui devozione è stata promossa dai gesuiti e che Bergoglio chiama “la mia Madonna Dolorosa”. Bolivia e Paraguay sono Paesi che registrano una forte immigrazione verso l’Argentina. Boliviani e paraguaiani sono di casa nelle Villas miseria di Buenos Aires. Il Papa aveva già commentato la sua intenzione di visitare il Paraguay al presidente Horacio Cortes, nel corso della sua visita in Vaticano nell’aprile scorso. Secondo informazioni della stampa locale uno dei luoghi della visita sarà il celebre santuario nazionale di Nuestra Signora del los Milagros de Caacupè e la visita potrebbe prevedere anche una tappa ad Asuncion e a una comunità indigena del Chaco, regione segnata dalla povertà e dall’indiscriminato sfruttamento ambientale. In Bolivia Francesco intende recarsi a La Paz. Il presidente boliviano Evo Morales ne ha dato di recente annuncio, affermando che la visita avrà luogo in luglio. Ed è prevedibile che potrà svolgersi nella prima metà del mese.
Nordamerica
È invece già ufficializzata la data del viaggio apostolico negli Usa in occasione dell’incontro mon-diale con le famiglie. La famiglia è alla base di quella che Paolo VI ha qualificato come «civiltà dell’amore», espressione entrata poi nell’insegnamento della Chiesa. Per la prima volta nella sua vita, in occasione di questo importante appuntamento, Papa Francesco metterà piede negli States. Dal 22 al 27 settembre, Francesco farà tappa a Philadelphia, a New York con visita alle Nazioni Unite e a Washington, dove ha promesso a Obama la visita al Parlamento e dove celebrerà anche la canonizzazione del missionario francescano spagnolo Junipiero Serra. Come annunciato sul volo di ritorno dalle Filippine, si esclude così la possibilità – in un primo momento ipotizzata dallo stesso Pontefice – di recarsi in questa circostanza in Messico passando dalla frontiera degli Stati Uniti.
Africa
È stato annunciato per la fine del 2015 il viaggio in Africa nellaRepubblica Centroafricana e in Uganda. Ultimo non per priorità. Più volte il Papa ha parlato dei mali della «cultura dello scarto» e ha espresso preoccupazione per le popolazioni africane afflitte dalla povertà, dai conflitti, dalla violenza e dal terrorismo fondamentalista. Apprensione espressa anche nel discorso al Corpo diplomatico poco prima della partenza per il viaggio in Asia. «Guardo con apprensione ai non pochi conflitti di carattere civile che interessano l’Africa» ha affermato, focalizzando l’attenzione su queste regioni «a partire dalla Libia, lacerata da una lunga guerra intestina che causa indicibili sofferenze tra la popolazione con gravi ripercussioni» e «dove non cessa di crescere il numero di vittime tra la popolazione civile e migliaia di persone, tra cui molte donne e bambini che sono costrette a fuggire e a vivere in condizioni di estremo disagio». «Penso alla Nigeria e alla drammatica situazione nella Repubblica Centroafricana» – ha aggiunto – «nella quale duole constatare come la buona volontà che ha animato gli sforzi di coloro che vogliono costruire un futuro di pace, sicurezza e prosperità, incontri forme di resistenza ed egoistici interessi di parte che rischiano di vanificare le attese di un popolo tanto provato che anela a costruire liberamente il proprio futuro». Il Papa ha perciò richiamato le autorità ad impegnarsi «in favore della riconciliazione, della pace e della difesa della dignità trascendente della persona». Non è quindi difficile intuire i motivi che lo spingono a recarsi con sollecitudine in queste regioni. Come ha spiegato: «È un po’ in ritardo questo viaggio perché c’è stato il problema dell’ebola» ed «è una responsabilità fare grandi raduni a causa del pericolo di contagio» ha affermato. In Uganda e nella Repubblica Centroafricana almeno questo problema sembra non esserci. La visita nei due Paesi centroafricani è stata preventivata verso la fine dell’anno anche in considerazione dei fattori climatici che possono garantirne lo svolgimento lontano dal pe-riodo delle piogge. È dunque presumibile che possa compiersi nella seconda metà del mese di novembre.
Europa
Per quanto riguarda invece l’Europa non risultano al momento viaggi in cantiere. La Conferenza episcopale spagnola ha comunicato che non sarà effettuata in questo anno la visita del Papa nella penisola iberica. Tuttavia, nel corso dei prossimi mesi, potrebbero non essere escluse uscite lampo in Paesi vicini sul modello di quella compiuta a Tirana.
In Italia le sue uscite non mancheranno. Sono già fissate a Napoli con sosta al santuario della Madonna di Pompei il 21 marzo. A Torino il 21 giugno per l’ostensione della Sindone e onorare il bicentenario della nascita di san Giovanni Bosco e a Firenze, tra il 9 e il 13 novembre, in occasione del quinto Convegno ecclesiale nazionale.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Avvenire
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