Viaggio nei luoghi di Gesù (in attesa della Pasqua) Il cammino del Re verso il Calvario

VIAGGIO NEI LUOGHI DI GESU’ – Calvario (dal latino Calvaria che significa “luogo del cranio”) è la collina appena fuori le mura di Gerusalemme su cui, secondo la narrazione dei vangeli, salì Gesù per esservi crocifisso. Il luogo è anche detto Golgota (dall’aramaico Gûlgaltâ con il medesimo significato di “luogo del cranio”). Secondo la tradizione il luogo è appena fuori dalle mura di Gerusalemme del tempo di Gesù, a nord-ovest, ma all’interno dell’attuale città vecchia (in epoche più recenti le mura vennero spostate verso nord). Consiste in un rilievo roccioso di pochi metri, che attualmente è inglobato all’interno della Chiesa del Santo Sepolcro, in particolare la Cappella della Crocifissione, gestita dai Frati Minori della Custodia di Terra Santa, e la Cappella della Morte, dei greci ortodossi. Esse furono costruite rialzando di alcuni metri, in modo da ricoprire e racchiudere la roccia, che è visibile in parte attraverso un vetro e si può toccare infilando la mano in un foro nel pavimento sotto l’altare eretto sulla sua sommità, in quello che si ritiene il punto esatto dove Gesù fu crocifisso. Nella parte sinistra della chiesa invece, a poche decine di metri, si trova il sepolcro dove Gesù fu deposto. Un secondo luogo più settentrionale fu suggerito dai protestanti nell’Ottocento, perché le rocce assomigliano ad un teschio. Anche questo luogo è vicino ad un’antica tomba, nota come Tomba del Giardino. Nel Golgota è avvenuta la Crocifissione di Gesù: i condannati alla croce venivano prima preparati con la flagellazione già legati al patibulum (asse orizzontale della croce) e condotti fuori attarverso le strade più frequentate per dare una lezione agli altri e come umiliazione del condannato. Giunti sul luogo del supplizio il condannato veniva confitto con dei chiodi al patibulum e sollevato al palo, che già si trovava al posto dell’esecuzione, con delle corde, delle scale o addirittura con le mani stesse, secondo l’altezza della croce (Gv 21,18). Gesù, con la morte di croce, subisce quello che per i romani era un “supplizio crudelissimo e orribile”

(Cicerone) e per gli ebrei era, come l’impiccagione, segno di scomunica per l’empio, maledizione del bestemmiatore, come recita la Torah: “Maledetto chiunque è appeso al legno”.

Il Calvario nei Vangeli-. La collina era usata come luogo di esecuzione della pena della crocifissione, molto in uso presso i Romani. Si suppone che il suo nome derivi da questo, oppure dalla sua forma tondeggiante come la calotta di un cranio. Si nomina il Golgota nel Vangelo secondo Matteo: “giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio”   (Matteo 27,33); nel Vangelo secondo Marco: “condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio” (Marco 15,22); nel Vangelo secondo Luca: “quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra” (Luca 23,33); e nel Vangelo secondo Giovanni: “Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota” (Giovanni 19,17). Tutti e quattro i Vangeli descrivono lo svolgimento della passione per crocifissione di Gesù (Mc 15,20). La morte di Gesù è accompagnata da tutta una serie di eventi sconvolgenti (Mt 27,51-53). Se la lacerazione del velo del tempio era già ricordata da Marco, non così per gli altri segni: la terra scossa, le rocce spezzate, i sepolcri aperti, la risurrezione di molti morti, la loro uscita dalle tombe e la loro apparizione a molti in Gerusalemme. Anzitutto va rilevato che i verbi usati per descrivere questi eventi sono al passivo: si tratta di una forma linguistica particolare per indicare che il vero soggetto di quanto avviene è Dio. Nella morte di Gesù avviene qualcosa di divino, dice Matteo. La morte di Gesù è l’ora finale della storia, è l’evento escatologico per eccellenza. In effetti Matteo riesce a radunare con mirabile sintesi, nel momento della morte di Gesù, sia la menzione della sua risurrezione sia della risurrezione dei giusti. Nel momento della morte ecco i segni della vittoria della vita. Gli eventi elencati da Matteo non vanno intesi in senso storico, ma come segni del significato profondo dell’evento: la morte di Gesù è il crinale della storia umana; essa investe tutto il mondo e apre gli ultimi tempi, i temi escatologici.

La crocifissione nell’arte-. Il tema della Crocifissione ha interessato anche l’arte. Attraverso i secoli pittori e scultori ne hanno modificato gli schemi rappresentativi, realizzando opere cariche di significato religioso. Nell’arte paleocristiana il tema della morte di Gesù compare abbastanza tardi, intorno al V secolo e solo nella scultura. Nel III secolo, infatti, sono presenti soltanto raffigurazioni della croce greca, e a partire dal IV il cristogramma, un simbolo formato dall’unione delle lettere greche Χ ( chi ) e Ρ (rho). Dalla metà del IV è presente anche la croce Eusebiana e la croce gemmata. Sempre in questo periodo per la morte di Cristo si utilizza anche la raffigurazione dell’Agnello Mistico. In generale gli artisti preferiscono la rappresentazione simbolica a quella realistica. La croce infatti evoca un supplizio infame e negli anni seguenti all’editto di Teodosio del 380 l’espandersi del Cristianesimo si accompagna a simboli di trionfo. Il tema della Crocifissione compare per la prima volta nel V secolo. Si tratta di una scultura, la Porta Lignea della Chiesa di santa Sabina a Roma.Il primo affresco è invece posteriore e si trova sempre a Roma nella Chiesa di Santa Maria Antiqua. Successivamente la morte di Cristo segue due tipologie iconografiche ben distinte: Il Christus Triumphans ha origini bizantine e rappresenta il trionfo sulla morte. Cristo, infatti, ha gli occhi aperti, il capo eretto, talvolta cinto da una corona regale, e sull’intero corpo non sono visibili segni di sofferenza. I piedi sono paralleli e conferiscono alla persona di Gesù una stazione eretta, maestosa. Il Christus Triumphans ha il corpo trafitto da quattro chiodi, due nelle mani e due nei piedi. Questo particolare dei piedi inchiodati separatamente sulla pedana si perderà a partire dal XIV secolo. Il volto rilassato ed il corpo senza spasimi vuole simboleggiare il trionfo di Cristo che ha sconfitto la morte. Per questo sul suo capo non è raffigurata la corona di spine ma un’aureola dorata. Questo schema iconografico perdura in occidente fino al XIII secolo.

Il Christus Patiens comincia a diffondersi a partire dal X secolo. Gesù è rappresentato morente o morto, in un’espressione contratta dal dolore. Ha in testa la corona di spine, il volto agonizzante e rigato di sangue. Le gambe sono piegate, i piedi sovrapposti trafitti da un solo chiodo, il diaframma è irrigidito per l’intensa sofferenza. Uno dei primi esempi di questa tipologia iconografica è il Crocifisso di Gero, conservato nel duomo a Colonia. Con tale raffigurazione si vuole mettere in evidenza soprattutto la dimensione umana di Cristo che ha sofferto e affrontato la morte non facendo emergere la sua divinità. Ai lati del Crocifisso possono comparire la Vergine Maria, Maria Maddalena, l’apostolo Giovanni, i Santi, i soldati romani, gli scribi, i sacerdoti, i membri del Sinedrio, ecc… Dopo la trasposizione in termini umani operata con la preferenza del Christus Patiens, con i maestri della pittura del Quattrocento e del Cinquecento la rappresentazione della Crocifissione allarga il racconto. Si intensifica il senso umano del dramma vissuto da Gesù mediante una partecipazione corale. Intorno alla Croce compaiono scene piene di personaggi, appartenenti a tutte le classi sociali, a sottolineare la dimensione universale dell’evento salvifico di Cristo. Le opere più significative della rappresentazione corale della Crocifissione sono state prodotte da Mantegna, Bellini, Tintoretto e dai maggiori protagonisti della tradizione fiamminga. Alcuni autori accentuano con crudo realismo la sofferenza di Cristo dando un profondo senso drammatico alle loro raffigurazioni, come Caravaggio. Il tema trova nuove soluzioni stilistiche nel XX secolo ad opera soprattutto degli espressionisti accanto ai quali va considerata la produzione altamente suggestiva del pittore francese Rouault. a cura di Ornella Felici

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